De Bon a Orlandi: «Nessun problema se rispetta le regole»

Il sindaco replica punto su punto alle accuse dell’imprenditore «Qui si tratta di andare in deroga Se la comunità ti dà qualcosa tu privato devi fare lo stesso»

SOSPIROLO

Sempre a favore dell’insediamento di nuove attività, senza alcuna discriminazione di sorta. Ma a condizioni precise. È questo uno dei passaggi chiave dell’intervento di Mario De Bon. Il sindaco di Sospirolo ha infatti detto la sua dopo le critiche di Enrico Orlandi pubblicate ieri. L’ingegnere – imprenditore, lo ricordiamo, aveva esternato il proprio disappunto riguardo il progetto di costruzione di una struttura ricettiva a Mis, secondo lui appositamente ostacolato dal consiglio comunale.

«Difenderò il Comune da attacchi falsi o infondati, citanti discriminazioni o quant’altro», afferma De Bon, «questa amministrazione ha sempre cercato di favorire l’integrazione a tutti i livelli e ancor di più l’insediamento di nuove attività senza discriminazione alcuna. Un paio di esempi? La valorizzazione e il recupero di Sass Muss e delle Masiere».

Scendendo nel dettaglio, il sindaco ricorda «che stiamo operando in una zona residenziale dove sono stati saturati totalmente tutti gli indici edificatori del lotto in questione. Infatti viene chiesto di andare in deroga per edificare ulteriormente su parte agricola. L’impatto quindi potrà essere nullo dal punto di vista energetico, ma non di certo da quello visivo o del consumo di suolo. Se il consiglio ha valutato che la “mitigazione del danno” può essere attuata con l’asfaltatura e la stabilizzazione di alcuni manufatti per la regimazione delle acque di un tratto di strada utile a tutta la comunità e all’attività stessa, credo non ci sia nulla di male. Se, nei limiti di legge, qualcosa concede la comunità è corretto che idem faccia il privato. La richiesta dell’ente è elevata? Basta discuterne, anzi direi ri– discuterne. Di sicuro non si può disporre della cosa pubblica a piacimento, ma nel rispetto dei parametri imposti dalle normative. Le cifre di cui si parla sono prive di fondamento: c’è un valore di 15 mila euro sull’atto del Comune. Relativamente alle altre tre attività autorizzate in deroga e nominate nella protesta, non sono paragonabili né per dimensioni né per collocazione al caso in oggetto. Si trattava infatti di attività in zone artigianali – produttive e quindi l’impatto occupazionale, visivo, produttivo era completamente diverso». —



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