Da Rin Zoldan, 40 anni tra boom, crisi e rinascita

AURONZO. «Lavoro? Ce n’è di più di quello che possiamo soddisfare. Ma l’esperienza ci ha insegnato che è bene fare il passo secondo la gamba». Angelo Da Rin Zoldan festeggia i 40 anni dell’azienda di Cima Gogna che porta il suo nome e che da sempre è attiva nella fabbricazione di macchine per occhiali e di minuterie. Quaranta anni sono un traguardo importante nel mondo dell’occhiale: vuol dire aver vissuto il boom, la crisi, la rinascita, mantenendosi saldi, mentre lo tsunami della delocalizzazione in Cina spazzava via, dal Comelico e dal Cadore, un intero sistema basato sul terzismo. Adesso si vive una fase di reshoring, per dirla in termini tecnici, ovvero di ritorno alla produzione di qualità in Italia. «E noi abbiamo tutti i giorni i nostri clienti, che sono le grandi aziende storiche di occhiali, che ci invitano ad assumere, a comprare nuove macchine e ad aumentare la produzione, perché ne hanno bisogno e perché di artigiani come noi, ne sono rimasti in giro pochi. Ma anche noi la lezione l’abbiamo ben imparata, e quindi restiamo con i piedi per terra».
Quale lezione?
«La lezione della globalizzazione, quella per cui, come si dice, se una farfalla sbatte le ali in Cina, da noi si può scatenare un uragano... Lo abbiamo già provato sulla nostra pelle».
La Angelo Da Rin Zoldan è stata costituita nel 1977 a Laggio, dove Angelo è nato nel 1958: un’officina per fare macchine per occhiali che all’epoca si chiamava “F.lli Da Rin Zoldan”, perché accanto all’attuale titolare c’era anche la sorella Wilma, il cui marito Vittorino Piazza, che poi ha deciso di aprire ad Auronzo la gioielleria D’Arianna, lavorava alla Safilo e garantiva i primi lavori.
«Siamo partiti in due stanzette prese in affitto, con qualche saldatrice, attrezzature per la meniscatura, altre piccole macchine e due o tre clienti. Poi dal 1980 al 1994 ci siamo trasferiti in un condominio a Laggio, quindi, a Cima Gogna sul terreno della Magnifica Comunità di Cadore».
Inizia così un’avventura fatta di stampi e di minuterie, con un crescendo fino al 2000. Poi la crisi. «Noi l’abbiamo assorbita abbastanza bene, non ho mandato a casa nessuno e i dipendenti mi hanno dato una mano, nessuno se ne è andato. Ne ho alcuni che sono con me dall’inizio, altri che sono riuscito a portare sino alla pensione, nonostante gli anni difficili. La mia fortuna? Quella di avere investito in macchinari ad alta tecnologia, acquistati appena prima della crisi. Poi il nostro è un lavoro che richiede ancora l’abilità dell’uomo».
Oggi la Angelo Da Rin Zoldan, dove lavorano anche il fratello Gianni (classe 1964) e, in amministrazione, il nipote Davide (classe 1983, figlio di Wilma e Vittorino) conta 25 addetti e ha fatturato nel 2016 due milioni di euro (+10% sul 2015), con quattro o cinque grossi clienti e un’altra quindicina di più piccoli.
E dove trovate il personale?
«È sempre più difficile, perché negli anni della crisi in Cadore si è perduta una vera e propria miniera di competenze professionali che oggi è assai difficile ricostituire. I giovani sembrano avere meno fame di noi, meno stimoli e interessi, meno inventiva edintuizione. Per lavorare, ai miei tempi, eravamo disposti a tutto».
I vostri dipendenti sono tutti cadorini?
«Sì, dal Comelico a Perarolo».
E con loro, assieme anche a pensionati e fornitori storici, il 24 giugno sarà festa grande festa grande. Una riunione tra le tante persone che in questi 40 anni sono state legate all’azienda.(s.v.)
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