Cuoca minaccia: «Maniero è mio parente»

AGORDINO. «Felice Maniero è mio parente». Questa e altre frasi allarmanti sono costate le imputazioni di ingiurie e minacce davanti al giudice di pace a L.F., una cuoca sandonatese sulla cinquantina, che già deve rispondere in un altro processo in tribunale di violenza sessuale, calunnia e diffamazione su internet. La vittima è sempre la stessa, un cameriere brasiliano, che due anni fa lavorava nello stesso hotel dell’Agordino. A distanza di tutto questo tempo, i due potrebbero rivedersi domani mattina davanti al giudice di pace.
La donna è difesa dall’avvocato Resenterra, mentre il sudamericano (che sarebbe stato prima molestato, calunniato e diffamato e adesso anche ingiuriato e minacciato) si è costituito parte civile con Alpagotti. Quasi certa la richiesta di risarcimento danni, di fronte al quale magari ritirare la querela. Il giudice Parrocco un tentativo in questo senso lo farà di sicuro, visto il suo ruolo istituzionale. Del tutto diversa la situazione del processo più importante, nel quale la donna è difesa da Triolo: la prima udienza è stata fissata per giugno.
Nell’ambito di rapporti già molto burrascosi tra le due parti, L.F. si sarebbe rivolta al collega di sala con frasi in qualche maniera minacciose, chiamando in causa l’ex capo della Mala del Brenta, Felice Maniero, che da tempo vive con una identità diversa e lavora nel settore della depurazione delle acque, insieme al figlio. Il resto della storia agordina emergerà all’udienza, anche grazie alla deposizione della parte offesa davanti al giudice di pace.
Nell’altro procedimento, lei è una bella donna matura, che dietro i fornelli deve aver cominciato a coltivare una passione a senso unico per questo avvenente cameriere. Secondo l’accusa, si sarebbe passati dagli apprezzamenti, ai palpeggiamenti non graditi, fino al giorno in cui la cuoca avrebbe esagerato più di altre volte. Lui entra ed esce dalla cucina, quando lei lo avrebbe bloccato con le portate in mano e quindi le difese abbassate. La donna gli avrebbe toccato i glutei in maniera repentina. In un secondo momento, l’avrebbe afferrato, mettendogli le mani sui genitali e strizzandoglieli. Il ragazzo riesce a divincolarsi in qualche maniera e a scappare. Questo è troppo, soprattutto da parte di una collega più grande di lui: una volta finito il turno di lavoro, l’uomo va dai carabinieri e presenta una denuncia per violenza sessuale. Potrebbe anche bastare, ma il reato peggiorerà, quando i militari la sentiranno: l’imputata avrebbe detto di essere stata lei la vittima e così si guadagna una seconda imputazione di calunnia. Come se tutto questo non bastasse, c’è un messaggio sul profilo Facebook per niente gentile, anzi discriminatorio, che risale al mese di agosto e costa alla donna la diffamazione a mezzo internet.
Gigi Sosso
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