Croci sulla macchina e una scritta sul retro ampezzano stangato
CORTINA. Croci sull’auto della vicina. E anche una parola lasciata meno che a metà sul portellone posteriore: TR. Chi pensa alla targa automobilistica di Terni o a un complimento, si sbaglia. Per...

CORTINA. Croci sull’auto della vicina. E anche una parola lasciata meno che a metà sul portellone posteriore: TR. Chi pensa alla targa automobilistica di Terni o a un complimento, si sbaglia. Per tutto questo, inciso sulla carrozzeria della Opel Tigra con un oggetto appuntito, Marco Dandrea è stato condannato dal giudice Cittolin a sette mesi di reclusione, senza la sospensione condizionale della pena. Il pubblico ministero Tricoli si era fermato a sei mesi, ma in fondo fa poca differenza, mentre il difensore Ghezze si era battuto per una soluzione diversa, ma obiettivamente poco probabile, puntando su qualche incertezza della parte offesa.
Nella sua deposizione, la donna aveva raccontato di quella notte del marzo 2015, quando si era affacciata dalla finestra della sua casa di San Vito e aveva visto non solo un’auto più grossa e con i fari accesi, ma anche un’ombra che si aggirava intorno alla sua di vettura. Non è riuscita a leggere la targa, ma ritiene di aver riconosciuto quella persona nell’imputato. Non si è arrischiata a scendere, perché in passato era stata minacciata non solo di ingiusti mali, ma addirittura di morte. La mattina dopo, al momento di andare a lavorare, si è accorta che la Tigra era tutta rigata. C’erano delle croci e quella scritta incompleta sul retro: non poteva che rivolgersi sia ai carabinieri e sia al carrozziere.
Una denuncia per danneggiamento aggravato dalla pubblica fede e un preventivo per la riparazione dei danni da 2.000 euro. Con qualche sacrificio, riuscì a pagare il conto, in seguito ricevette un rimborso di mille dalla zia dell’imputato. Solo la metà. Per questo, ha deciso di non costituirsi parte civile con un avvocato di fiducia.
(g.s.)
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