Crescono i crediti al consumo

Saliti del 70% i prestiti per l'acquisto di auto e mobili
BELLUNO. Oltre 200 milioni di euro (per la precisione 200.244.452) erogati complessivamente da banche e società finanziarie per i crediti al consumo in provincia di Belluno. Il fenomeno cresce sempre di più, di anno in anno, anche nel territorio montano, come dimostrano i dati resi noti dalla Banca d’Italia a Belluno. Nel 2002, infatti, il credito erogato in provincia era pari a 117 milioni di euro, poi è passato a 122,5 milioni di euro nel 2003, per salire a 147 milioni nel 2004, a quasi 174 milioni nel 2005. L’aumento quindi dal 2002 è stato del 70%, mentre rispetto allo scorso anno ci si assesta attorno al 15%. Nella somma complessiva, un quarto è iscritto alle finanziarie, quelle regolamente iscritte in base all’articolo 107. La gente, quindi, preferisce affidarsi anche per questi prestiti agli istituti di credito. Ma cos’è il credito al consumo. E’ costituito da finanziamenti rateali destinati all’acquisto di beni o servizi e dai prestiti personali; è riservato ai consumatori e ha un importo compreso tra i 154,94 euro e i 30.987,41 euro. Il credito al consumo può essere concesso solo dalle banche, dagli intermediari finanziari iscritto nell’apposito albo tenuto presso l’Ufficio italiano dei cambi e dai commercianti, ma nella sola forma di dilazione del pagamento del prezzo. Il contratto di credito può essere sottoscritto allo sportello della banca o della finanziaria a cui ci si rivolge, o presso il punto vendita dei beni/servizi al cui acquisto il consumatore è interessato.


Nel 2006, quindi, oltre 5000 bellunesi hanno fatto ricorso a questi tipi di finanziamenti; di questi, oltre 2400 sono stati concessi dal gruppo Unicredit, che risulta il più rappresentativo all’interno della provincia, e un migliaio dal gruppo ex Intesa. L’aumento registrato in relazione al 2005 risulta quindi essere del 10% per il primo gruppo e del 18% per il secondo. Anche se la crescita maggiore si è registrata nel confronto tra il 2004 e il 2005, dove per il gruppo ex Intesa il trend è stato pari a un +34%. I prestiti, come conferma anche il direttore regionale di Unicredit Banca, Claudio Rigo, «sono stati tipicamente finalizzati all’acquisto di beni di consumo durevoli, che possono andare dall’elettrodomestico ai mobili, alle autovetture e in alcuni casi, anche se pochi, anche per le vacanze». La percentuale di insolvenza è risultata piuttosto bassa, segno quindi che il richiedente è in grado di pagare il suo debito. «Capita raramente che qualcuno non assolva al suo debito», continua Rigo, «anche perchè i controlli che le banche fanno sulla persona che richiede il prestito sono molto precisi. Se vediamo infatti che un cliente è già indebitato, non gli possiamo dare il credito. Se uno ha già un mutuo per l’acquisto della casa che lo impegna per una certa cifra mensile e l’aggiungersi di questo nuovo credito aggrava la situazione, l’istituto di credito non concede il prestito, perchè il rapporto tra rata mensile e reddito complessivo del richiedente deve essere pari al 30-40%.


Meglio, il totale dell’indebitamento che una persona può contrarre, non può superare il 30-40% del suo reddito. Il motivo? Così facendo, la persona non avrebbe più i soldi per pagare, ma neanche per vivere». In linea generale, però, i prestiti richiesti sono abbastanza contenuti, visto che si aggirano intorno ai 10 mila euro. Una tutela quindi per la banca, ma anche per i consumatori, che sempre più appartengono a una fascia di età compresa tra i 30 e i 45 anni. Ma c’è anche un rovescio della medaglia. «Gli acquisti incauti di beni voluttuari sono il maggior motivo delle insolvenze, ma anche l’errata valutazione delle entrate dovute magari alla perdita del lavoro, a separazioni e divorzi, malattie o altre cause esterne e incontrollabili. Bisogna quindi fare attenzione», dice Vittorio Zampieri presidente dell’Unionfidi. (p.d.a.)

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