Costan condannata per un incidente con la spara chiodi

LIMANA. Condanna al pagamento di una sanzione di seimila euro per la Costan e di 600 euro, più le spese processuali per uno dei suoi rappresentanti, Massimo Sommacal. Si è concluso il processo a...

LIMANA. Condanna al pagamento di una sanzione di seimila euro per la Costan e di 600 euro, più le spese processuali per uno dei suoi rappresentanti, Massimo Sommacal. Si è concluso il processo a carico di Sommacal e dell’azienda di Limana (difesi dall’avvocato Anna Casciarri), accusati di lesioni colpose in seguito all’incidente sul lavoro avvenuto nel reparto imballaggio il 24 marzo del 2010. Quel giorno uno degli operai dell’azienda stava costruendo una cassa in legno, quando si ferì due dita della mano con un chiodo sparato dalla pistola ad aria compressa che stava utilizzando. L’uomo di origini vietnamite, dipendente di Costan dal 1986, subì un infortunio con prognosi di 120 giorni e durante l’udienza di ieri ha spiegato i fatti e la mancanza di una formazione specifica all’uso della pistola spara chiodi, evidenziando anche una certa difficoltà con la lingua italiana.

È stato poi l’ispettore dello Spisal intervenuto nel giorno dell’incidente a sottolineare le mancanze dell’azienda, che per formare l’operaio si era limitata ad affiancarlo ad altri colleghi.

Oltre a non organizzare un corso specifico per l’utilizzo degli attrezzi più pericolosi, Costan non aveva realizzato il modello organizzativo con la mappatura dei rischi, previsto dalla normativa, ma anche dalla casa madre dell’azienda di Limana. Sul banco dei testimoni è salito anche il responsabile della sicurezza, spiegando che non si erano mai verificati incidenti del genere. Il pm Rossi, nelle sue conclusioni, ha chiesto la condanna degli imputati, con una pena di 9 mesi di reclusione per Sommacal e con una sanzione di 25 mila euro per la società, in seguito all’illecito amministrativo.

L’avvocato Casciarri, dopo aver ricordato l’importanza e l’attenzione alla sicurezza adottata da Costan, ha sottolineato la condotta «abnorme e assurda» dell’operaio, che si sarebbe comportato in maniera contraria al buon senso e all’esperienza: «Siamo sicuri che se avesse seguito un corso di formazione non avrebbe fatto l’errore di mettere la mano tra la pistola spara chiodi e l’asse di legno?», ha sottolineato il legale.

Il giudice Trentanovi, riconoscendo le attenuanti, ha emesso sentenza di colpevolezza, anche in ragione del fatto che l’operaio non aveva la necessaria confidenza con la lingua per considerare l’affiancamento sufficiente. (i.a.)

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