Cortina, una pista per ricordare il lavoro e le imprese di Lino Lacedelli

Sarà inaugurata oggi la pista che celebra Lino Lacedelli, lo Scoiattolo di Cortina che il 31 luglio 1954 raggiungeva il sogno di tutti gli alpinisti– il K2, coi suoi 8609 metri – cambiando per sempre la storia dell’alpinismo. Sessantasei anni dopo, tra le sue amate Cinque Torri, Cortina dedica alla memoria di Lino Lacedelli una nuova pista inserita nelle opere per i Mondiali 2021. Ma, se il tracciato di Cortina è intitolato a Lino Lacedelli, è anche merito del ruolo che egli ebbe come primo presidente della Società impianti Averau, fondata il 27 febbraio 1969 per volontà dello stesso Lino e di altre 11 guide alpine (e Scoiattoli) di Cortina: Lorenzo Lorenzi, Silvio Alverà, Diego Valleferro, Sisto Zardini, Sergio Lorenzi, Bruno Menardi, Candido Bellodis, Ettore Costantini, Claudio Zardini, Marino Bianchi, e Giusto Zardini. A Lacedelli succedettero Giusto Zardini, Lorenzo Lorenzi ed infine Marco Zardini, l’attuale presidente.
«L’idea venne a me e Giusto Zardini», racconta Lorenzo Lorenzi, «volevamo realizzare una seggiovia ma le Regole si opposero: troppi soldi, troppo pochi noi due. Allora ci venne in mente di creare una società finanziata da tutte le guide alpine di Cortina. Era il 1969: nasceva la Società impianti Averau. Lino, già a capo delle guide, ne divenne quasi automaticamente il presidente».
Il primo maggio 1969, mentre una piccola ditta di Sondrio costruiva l’impianto meccanico – una seggiovia monoposto – in una primavera tanto nevosa, i lavori iniziavano con la sola forza delle braccia, una ruspa, una carriola alla volta. E un elicottero, il primo a portare in quota i piloni per una seggiovia, tanto provvidenziale quanto inaspettato.
«Un gruppo di alpini era rimasto incrodato sulla Tofana de Rozes», ricorda Lorenzi «ma lo stesso soccorso che si precipitò ad aiutarli non riuscì più a scendere: e così salimmo noi. Una volta sani e salvi, finimmo per diventare amici. Dal “lei” passammo al “tu”, da qualche bicchiere di vino passammo ad e a collaborazione. E così l’esercito acconsentì ad aiutarci a costruire la funivia con il loro elicottero, un 204 con una pala sola. La inaugurammo il 14 febbraio 1970».
Ma non finì qui. Da questa collaborazione nacque anche il soccorso alpino come lo conosciamo oggi (eccezion fatta per la gratuità dell’epoca): se era possibile trasportare in quota i piloni – si chiesero Lorenzi e Lacedelli – perché non portare le persone? Invece di salire, per il recupero in quota, perché non scendere? Iniziò così l’ascensione dei primi soccorritori trasportati su elicotteri militari, una rivoluzione in termini di tempo e praticità.
«Tutto questo non sarebbe stato possibile senza Lino», prosegue Lorenzi, «o meglio, come lo chiamavamo noi, “Testa”. Lino aveva una caparbietà, un’ostinatezza fuori dal comune. Non ha conquistato il K2 per caso. Averlo avuto come compagno e come presidente della società è stata una fortuna: quando si trattò di costruire la seggiovia, Lino, con il suo nome e le sue conoscenze, andò a bussare a tutte le porte. Riusciva sempre ad avere i permessi e a ottenere quello che voleva. Un esempio? Negli anni’70 in Italia non c’era cemento, per noi fondamentale, non si trovava da nessuna parte. Lino lo scovò a Reggio Calabria. E lo fece arrivare».
Alla presidenza degli impianti Averau c’è ora Marco Zardini, che farà oggi gli onori di casa assieme ad Alberta Lacedelli, figlia di Lino, che “pianterà” il cartello con il nome della pista dedicata al padre. Il tracciato – una variante di 1. 5 km della principale Cinque Torri – sarà usato per le qualificazioni alle gare. Sarà la prima pubblica in Italia attrezzata per gli allenamenti e pensata per il training degli atleti anche oltre i Mondiali 2021. —
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