Coronavirus e fine dei soldi: Nicola e David stoppano il raid in bici verso la Thailandia

L’AVVENTURA
Il 18 aprile il post su Instagram con scritto in maiuscolo “The end” e una foto in cui stavano impacchettando le bici per tornare a casa, a 11 mesi dalla partenza. Dopo cinque settimane di stop dovuto al Coronavirus, a Tbilisi, in Georgia, i “Sassi che rotolano”, ovvero Nicola Menardi e David Brollo, hanno deciso di rinunciare al loro obiettivo di arrivare fino in Thailandia in bicicletta. I due giovani di 23 anni, provvisti solo delle loro biciclette e di tutta l’attrezzatura necessaria, erano partiti domenica 19 maggio 2019 dal centro di Cortina per il lungo viaggio che li avrebbe portati in Thailandia nell’arco di circa due anni. Un ritorno anticipato dal Coronavirus, ma che sarebbe avvenuto comunque.
«Sarei tornato a breve, perché mancavano i soldi», dichiara candidamente David. I due giovani si erano finanziati attraverso gli sponsor per l’attrezzatura e la vendita di magliette in Cooperativa, ma il grosso erano soldi propri.
Nel loro viaggio si sono arrangiati come meglio potevano per risparmiare: ospiti da amici, in tenda nel giardino di qualche abitazione dove era loro permesso, all’aperto in posti riparati. Senza disdegnare tuttavia alloggi più comodi, nell’Est Europa, in Turchia, in Georgia, dove gli ostelli costano meno di 10 euro a notte.
Come è stato tornare a Cortina dopo quasi un anno pedalando lontani da casa?
«Tornare a Cortina è stato come tornare indietro nel tempo. Quando rientri dopo tanto tempo in giro per il mondo apprezzi di più, ma va bene per un po’: Cortina è troppo stretta per vivere, non c’è molto da fare e dopo un po’ ci si annoia. Sentiamo il bisogno di vedere persone con culture diverse».
Quale il posto che vi è piaciuto di più, sia come bellezza e sia come ospitalità?
«La Turchia», rispondono all’unisono. «Ma anche la Norvegia, aggiunge Nicola, «ci ero già stato nel mio viaggio in bici a Capo Nord: lì ho una seconda famiglia».
E il posto meno bello?
«La Bulgaria, l’Ungheria, i paesi del Mar Baltico, dove i paesaggi sono monotoni e c’era poco contatto con la gente».
Ci sono stati momenti in cui avete avuto ripensamenti sulla vostra avventura?
«Ad un certo punto, arrivati in Danimarca, ci siamo separati e siamo andati avanti da soli per tre mesi e mezzo, per circa 5 mila km, per rincontrarci in Ungheria. Stare sempre insieme non è facile. Questo ci ha aiutato e dopo siamo stati meglio insieme».
Nicola, tu hai problemi anche con la bici...
«Ho cambiato tre volte il cerchio e rotto 25 raggi, e non era facile in giro trovare alcune componenti della bici».
A David non è mancata la crisi motivazionale una volta arrivato in Turchia, dove i due si sono fermati per un mese e mezzo, facendo dei trekking.
Cosa vi ha lasciato questa esperienza?
«Ho capito che la gente fondamentalmente è buona», spiega David, «non abbiamo mai avuto problemi con le persone, tutti più o meno ci hanno dato una mano quando avevamo bisogno. E naturalmente tantissimi ricordi, oltre alla consapevolezza di avere fatto qualcosa di straordinario, di un valore inestimabile».
«Per me è il secondo viaggio in bici e le emozioni di David le avevo già provate», aggiunge Nicola, «questa esperienza conferma che le persone sono buone, sempre disponibili ad aiutarti, se ti poni col giusto atteggiamento e con il sorriso».
Lo rifareste?
«Assolutamente sì». —
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