Contratto «fasullo»: assolto ex bancario della Bovio Calderari

Stefano Turrin era accusato di aver intestato fittiziamente ad una donna un maxi investimento da 600.000 euro

FELTRE

Era accusato di aver intestato il contratto di un maxi-investimento da 600.000 euro, tramite sei polizze assicurative, ad una donna di Trichiana quando, in realtà, era il figlio ad esserne il beneficiario. Ma la difesa ha spuntato l’assoluzione, nel primo dei tre procedimenti a carico dell’ex bancario della banca Bovio Calderari Stefano Turrin, 46 anni di Pedavena, ex responsabile di area del Feltrino dell’istituto bancario. Il giudice Elisabetta Scolozzi ha accolto la richiesta di assoluzione esposta in arringa dall’avvocato Antonio Prade che ha sostenuto la linea della completa buona fede dell’imputato.

La vicenda risale al maggio del 2006. All’epoca Turrin, uno degli uomini di punta della banca, per la sua capacità di attirare clienti ed investimenti, ricopriva il ruolo “ad interim” di direttore della filiale di Trichiana. Un giorno gli si presentò davanti una donna, madre di un facoltoso imprenditore della zona, che gli chiese di investire la consistente cifra in sei polizze assicurative del Gruppo Sella Cba Vita spa. L’operazione venne formalmente attribuita alla madre dell’imprenditore e non al figlio che ne era il reale beneficiario, commettendo così un reato, secondo la procura della Repubblica di Belluno. Nel corso della discussione, però, il legale di Turrin, l’avvocato Prade, ha sostenuto la totale buona fede dell’imputato, spuntando così l’assoluzione.

Turrin rimane al centro di altri due processi penali. In particolare quello che lo vede alla sbarra per truffa perché, in concorso con gli altri imputati, avrebbe causato un «buco» in banca a sei zeri, grazie all'istruzione di 42 pratiche di finanziamento fittizie a nome di alcuni clienti. Secondo l'accusa, il sistema ideato da Turrin era semplice. Approfittando del suo "status" di capo dell'area geografica, grazie al quale godeva di autonomia di manovra, Turrin avrebbe creato una vasta rete di clienti fittizi, a ciascuno dei quali elargiva finanziamenti da 50 mila euro. In realtà, i clienti esistevano solo sulla carta. Per questo processo si torna in aula il 20 aprile.

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