Confartigianato: «La politica lavori per far ripartire la filiera del legno»

Confartigianato chiede alla politica uno sforzo «per rilanciare e sviluppare la filiera del legno in provincia, così da garantire anche la sopravvivenza delle piccole comunità oltre che delle imprese del settore». E dal ministro per i Rapporti col Parlamento arriva la promessa: «Apriremo un tavolo nazionale per ragionare su questi temi forti». Questo il senso dell’incontro organizzato ieri mattina nella sede di piazzale dell’Indipendenza a Belluno, alla presenza del ministro Federico D’Incà e di alcuni rappresentanti delle associazioni artigiane venete.
allarme degli artigiani
«La filiera del legno in provincia era già in sofferenza», ha esordito Claudia Scarzanella presidente provinciale degli artigiani, a capo del settore segherie e lavori boschivi in Veneto e delegata da Confartigianato nazionale al tavolo della filiera del legno del ministero delle Politiche agricole, «ma Vaia non ha aiutato nel suo rilancio come si sperava. Le nostre foreste oggi non sono una risorsa come invece vorremmo fossero anche per il turismo, ma un fardello e un costo per i nostri cittadini. Per questo chiediamo che si inizi a disegnare il futuro di questo settore, sempre che interessi farlo». Scarzanella sciorina alcuni dati a dimostrazione dello stato di difficoltà in cui versa la filiera: «Nel Bellunese abbiamo 123 imprese boschive, 38 segherie, 286 serramentisti e 153 aziende che si occupano di arredo. Come si vede ci sono più imprese dedicate alla lavorazione del legno che quelle che si occupano di procurare la materia prima: questo significa che noi andiamo a prendere il legno da fuori. Ne è un esempio il dato sul giro di affari intorno all’esportazione del legno, passato in un anno da 4,5 milioni di euro a 17 milioni». Per Scarzanella «la materia prima, come si vede, non può essere valorizzata in provincia. Eppure il legno è importante non solo per ricavare dei prodotti: le nostre foreste, infatti, possono diventare degli elementi di attrazione anche per il turismo. Oggi sempre di più una persona chiede di trovare una tranquillità psicofisica che solo la natura può dare. Dobbiamo prendere in mano la situazione e dare un messaggio di speranza alle nostre imprese e ai nostri territori, perché la situazione rischia di peggiorare nei prossimi anni».
Scarzanella si è anche soffermata col ministro davanti alla radice di abete rosso esposta all’esterno dell’associazione e recuperata in un bosco della Val di Zoldo. «Queste radici sono il simbolo del disastro di Vaia, ma anche dell’attaccamento degli artigiani al territorio e dell’impegno che mettiamo in ciò che facciamo», ha detto la presidente. «Gli alberi sono schiantati, ma i bellunesi hanno dato una grande prova di resistenza, di comunità. Noi abbiamo dimostrato di saperci rialzare», le ha fatto eco D’Incà.
l’impegno della politica
Il ministro ha ricordato che per il Veneto il governo ha stanziato 900 milioni di euro in tre anni «che dovranno servire per resistere anche alla prossima Vaia, perchè di questi fenomeni dobbiamo aspettarcene ancora. Per far ripartire il settore del legno e valorizzare le nostre foreste c’è un lavoro importante da fare a livello nazionale, sedendoci tutti attorno a un tavolo», ha detto D’Incà, che ha quindi lanciato anche un appello: «Dobbiamo smettere di focalizzarci soltanto su due temi, ovvero immigrazione e autonomia. Vorrei che il Veneto tornasse ad essere quella piattaforma marittima aperta al mondo, e quindi disposta a trattare tutti i temi. Perché soltanto così potremo parlare anche di filiera del legno». —
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