Cimiteri privatizzati unica scappatoia

FELTRE. Con una sola busta in gara per l'appalto che porterà alla privatizzazione del piano di ampliamento dei cimiteri (gran parte dei quali ha posti ormai contati o esauriti) e la conseguente certezza dell'aggiudicatario, l'amministrazione Perenzin era sicura in partenza di dover comunque riconoscere alla ditta le spese di progettazione (140 mila euro). In più, in caso di ricorso al Tar, ci sarebbe il rischio di vedere riconosciuta all'impresa la percentuale sul mancato guadagno. È il motivo alla base della decisione di scongelare il bando ereditato dalla precedente amministrazione e tenuto finora in stand-by con la speranza di poterlo accantonare per mantenere il pieno controllo pubblico delle operazioni.
Una riflessione che equivale però a troppo tempo perso secondo l'ex assessore della giunta Vaccari, Alberto Curto, ora consigliere del gruppo Tutti con Ennio Trento, che ha chiuso il consiglio di ieri con la domanda di attualità: «Nell'anno che è trascorso, è stato elaborato un piano alternativo? E cosa si intende realmente fare? Nel frattempo la situazione è peggiorata e nulla è stato fatto». Secca la replica del sindaco: «Il problema è di attualità dal giugno 2007, quando la precedente amministrazione ha deciso che sui cimiteri era più conveniente esternalizzare la realizzazione dei lavori e anche la gestione. E visto che questa era la prospettiva ci si è ben guardati dal fare investimenti», tuona Paolo Perenzin. «Sostanzialmente negli ultimi cinque anni nessun camposanto ha avuto gli interventi di cui necessita, né il monumentale di Feltre né quelli frazionali. Non ci sto a sentirmi imputare il ritardo sulla gestione dei cimiteri come colpa dell'attuale amministrazione», prosegue il primo cittadino.
Che ripercorre la storia iniziata con l'incarico affidato a uno studio di Padova per la redazione di un project financing di durata trentennale, che avrebbe fatto lievitare i costi per i cittadini e quindi è stato accantonato. «Però l'operazione ha portato la richiesta di risarcimento con un decreto ingiuntivo per 28 mila euro a cui si aggiunge un'altra richiesta di risarcimento per interessi e spese legali ipotizzabile in 10 mila euro». Questi sì «tempi e soldi sprecati». Poi Vaccari e i suoi si sono orientati verso una gestione di dieci anni per esternalizzare solo il completamento delle opere: «Per noi non era ancora la situazione ottimale. Sarebbe probabilmente bastato vendere i loculi sulla carta per istituire un fondo di rotazione», evidenzia Perenzin. «Ci siamo presi del tempo sospendendo l'appalto per cercare di capire se questa strada fosse percorribile». Non lo è più.©RIPRODUZIONE RISERVATA
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