Ciampac, paura in funivia: la cabina non si ferma

CANAZEI. Salivano chiacchierando alle otto del mattino, preparandosi a una giornata di lavoro sugli impianti del Ciampac, quando uno di loro si è interrotto, stupito, e ha esclamato in dialetto: «Ma non si ferma?».
Nemmeno il tempo di voltarsi e la cabina della funivia del Ciampac si era già schiantata contro la stazione d’arrivo a una velocità vicina ai 30 chilometri orari. All’interno sette operai della Sitc di Canazei, di cui tre del Bellunese, che sono finiti all’ospedale con ferite per fortuna lievi: i più gravi hanno una costola rotta e una vertebra incrinata.
Poteva andare molto peggio, ma per capire lo spavento degli operai bastano le parole di uno di loro che, ancora scosso, si è sfogato con un vigile del fuoco volontario: «Ho visto la morte in faccia».
Sono finiti all’ospedale in sette, i più lievi a Cavalese, i più gravi a Trento e Bolzano: Ezio Verra, Renato Daprai, Maurizio Bernard, Giorgio Giacomelli, Mauro Fersuoch, Massimiliano Bressan e Alessandro Soppera. Illeso il manovratore Armando Dagai che era al lavoro nella stazione a monte dell’impianto.
Alcuni sono stati dimessi già in giornata. Saranno i tecnici (anche con l’aiuto della “scatola nera” dell’impianto, sequestrato dall’autorità giudiziaria) a dire cos’è accaduto.
Sappiamo che i freni sono entrati in funzione, come spiega Rinaldo Debertol, comandante dei vigili del fuoco: «Poco dopo l’incidente c’era un forte odore di bruciato provocato proprio dal surriscaldamento dell’impianto frenante», ha spiegato.
Ma il motore della funivia ha continuato a girare anche dopo l’arrivo, mentre il manovratore e un operaio presente in cabina tentavano disperatamente di interrompere l’alimentazione. Panico anche a valle dove - poco dopo l’incidente - vedendo volare gli elicotteri in cielo e sfrecciare le ambulanze lungo la statale si è diffusa la notizia (smentita poco dopo) che era caduta la funivia del Ciampac, raggelando i fassani che subito hanno pensato alle tremende tragedie della vicina val di Fiemme.
Se le ferite sono lievi, i danni sono ingenti: «Non siamo ancora in grado di quantificarli» ha detto Daniele Dezulian della Sitc, ma solo il costo delle due cabine (distrutte) supera il milione di euro. Gli ispettori della Doppelmayr, la società di Lana che ha costruito l’impianto, ieri mattina sono arrivati in val di Fassa a tempo di record per capire che cos’era successo.
Il tecnico dell’azienda, Albert Gufler, ricorda un solo precedente simile, in Germania; con danni minori, ma conseguenze peggiori per i passeggeri: la funivia infatti in quel caso era piena di turisti.
Ad Alba di Canazei invece l’impianto era chiuso. Doveva essere una semplice corsa al servizio degli operai. Nessun manovratore a bordo, come mai? I comandi sono nella stazione di monte - hanno spiegato gli impiantisti - e gli operai presenti in cabina erano tutti addetti ai lavori. Sarà la magistratura a chiarire se ci sono state responsabilità, mentre la Sitc fa sapere che la manutenzione di questi giorni si riferiva ad altri impianti a monte, mentre la funivia era perfettamente funzionante e ovviamente sottoposta a tutti i controlli previsti dalle normative.
Un errore umano? «Non si può dire» spiegano i tecnici, ma fanno capire che un guasto tecnico è più probabile.
Assieme ai carabinieri indagano anche i funzionari dell’Ispettorato del lavoro. E mentre la valle di Fassa tira un sospiro di sollievo per i suoi operai, la paura ora è per il danno d’immagine in vista dell’inverno con un impianto che collega Alba e Pozza e che rischia di non poter entrare in funzione con l’avvio della stagione.
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