«Ci siamo ritrovati dopo decenni»

Il raduno ha visto rinverdire le amicizie del servizio militare

FELTRE. Hanno sfilato disposti per compagnie e per batterie gli alpini del Battaglione Feltre e del Gruppo artiglieria da montagna Agordo, rincontrando i vecchi commilitoni. È stato il loro raduno. «Ho ritrovato persone che non vedevo da 35 anni»: è stato così per Giuseppe Femià, sergente nel 1980 alla Zannettelli, dove è rimasto 25 anni facendo carriera per poi spostarsi con il Settimo a Belluno, e per Mario Rigoni, che di quegli anni ricorda soprattutto l’escursione invernale del febbraio 1981, «il freddo che abbiamo patito e quindici giorni di marcia, sempre a piedi. Rivedersi è stata un’emozione forte e un piacere immenso». Con loro Celso Chenet, che nel 1980-81 era nella sessantacinquesima compagnia: «Ho fatto il militare nel Battaglione e ho partecipato ai Casta (i campionati sciistici delle truppe alpine). È stata una bella esperienza in una manifestazione importante.Sono felice di aver ritrovato il compagno di camerata con cui ho condiviso i sacrifici e le fatiche del campo invernale. Ci siamo rinfrescati la memoria».

Facevano parte del Gruppo Agordo Remo De Col, che nel 1965 era nel reparto comando, e Guido Nacinovi, che nel 1958 era nella quarantaduesima batteria. «Sono originario di qua, ma arrivo dalla Svizzera francese dove lavoro da 53 anni e ho fatto 700 chilometri per essere presente alla sfilata con il Gruppo Agordo», dice De Col. «Sono venuto per ritrovare vecchie amicizie», gli fa eco Nacinovi, che ha «un bel ricordo del periodo del militare». Salvatore Colletta, ex sottufficiale del Battaglione Feltre, originario di Lecce ma feltrino d’adozione, ha vissuto il raduno come «un momento chi fa tornare un po’ agli anni della gioventù. Ho passato a Feltre tanto tempo, dal 1964 al 1974, ho rincontrato qualcuno dei vecchi amici e ci siamo scambiati un po’ di vecchie battute. Ricordare quegli episodi è bello perché torniamo indietro di un po’ di anni». Il vicentino Mariano Dalla Costa nel ’70 ha fatto l’autista del colonnello del Battaglione: «Dopo quarantacinque anni tra compagni non ci si riconosceva più. Chiacchierando, ci siamo identificati. Ho tirato il fuori il cartellino della naja come una specie di carta d’identità. Una cosa meravigliosa». E poi aggiunge: «Hanno sbagliato a tirare via il servizio militare, che sarebbe da fare almeno 12 mesi perché è una cosa da scoprire nella vita». Mario Prevedello, di Udine, era stato trasferito a Feltre da Aosta dove aveva fatto il corso per sottufficiale di complemento: «Ero nella compagnia comando, cannoniere senza rinculo», spiega. «A Feltre su dieci mesi avrò fatto cento giorni di caserma, perché ero sempre in giro, in Alto Adige, nelle polveriere o a fare qualche corso». (sco)

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