«Christie poteva essere salvata»

BELLUNO. Christie poteva essere salvata. Il lacerante grido di disperazione è della sua mamma. Jubline Zoungoula è una giovane donna devastata da un dolore, che non si può immaginare. Figurarsi raccontare. È da domenica mattina che non può credere al certificato di morte della sua piccola. Accanto a lei, il marito Didier non ha più lacrime da piangere. Sul tavolo dell’appartamento di via Pietriboni, nel quartiere di Cavarzano ci sono un album con tante fotografie della bimba e una confezione famiglia di fazzolettini di carta. I coniugi Mbemba sono appena tornati da un giro straziante, tra il Comune e la Questura: hanno deciso di riportare in Congo Brazzaville la loro bambina e ci vogliono dei documenti.
Lunedì c’era stata l’autopsia, dopo la polmonite fulminante. Impensabile per chi aveva solo otto anni e frequentava la terza elementare, alla scuola di Bolzano Bellunese: «Il problema della mia bambina è stato sottovalutato», sospira convinta la mamma, «i medici l’hanno preso alla leggera e le cure non si sono rivelate adeguate. Non avrei mai pensato di perdere la mia Christie e probabilmente anche i dottori erano convinti che saremmo tornati a casa tutti insieme. La bimba aveva la febbre alta e stava male, però parlava abbastanza tranquillamente e questo mi sembrava rassicurante. Siamo andate in bagno e ho cominciato a preoccuparmi quando l’ho riaccompagnata a letto, perché la situazione era improvvisamente peggiorata».
È passato poco tempo, tra il ricovero e la morte. Qualche ora, appena. In questo periodo, quali farmaci sono stati somministrati alla bambina? «Tachipirina e una flebo di glucosio. Nient’altro. Non sono un medico, ma credo che non basti, tanto più che lei soffriva di anemia e, quindi, le sue difese immunitarie non erano al massimo. Altre tre volte aveva sofferto di problemi di questo tipo, ma si era sempre ripresa. La dottoressa l’aveva già vista altre volte e sapeva tutto di lei. Eppure è successo l’irreparabile e questo non me lo spiego».
Inaccettabile che si muoia di polmonite che si muoia di polmonite in un ospedale italiano: «In Africa, ogni giorno muoiono tantissimi bambini, ma in Europa la sanità dovrebbe funzionare in maniera diversa e più efficiente. Ma questo non significa che presenteremo una denuncia. Non l’avrebbe voluto nemmeno Christie, una bambina che voleva sempre fare la pace e chiedeva scusa, quando si rendeva conto di aver fatto qualcosa di sbagliato. Qualcosa da farsi perdonare. Anche per questo, aveva tanti amici e si faceva volere bene da tutti».
Mettere il caso in mano a un avvocato costerebbe tanti soldi e richiederebbe chissà quanto tempo: «Non è questo il problema. La dottoressa che aveva in cura Christie è una madre di famiglia e nessuno può ridarmi mia figlia. Adesso il desiderio è quello di riportare la mia piccola a casa. Partiremo per il Congo, non appena avremo i soldi necessari. Voglio ringraziare i genitori dei compagni di classe e quanti potranno aiutarci».
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