Chiusura del ponte Santa Caterina: si lavora alle alternative

Sono più di 24 mila gli autoveicoli che ogni giorno transitano sul ponte di Santa Caterina. Dal 26 agosto dovranno distribuirsi tra l’autostrada e la circumnavigazione di Belluno. 10 minuti in più per Pian di Vedoia, ma il triplo nelle ore di punta. «Bisognerà armarsi di tanta pazienza», anticipa Paolo Vendramini, il sindaco. Il quale, subito dopo l’incontro con l’Anas che ha fissato la tabella di marcia per la riqualificazione del ponte, ha telefonato ad Enrico Collarin, il capo dell’opposizione, per informarlo. «D’accordo, Paolo, finalmente si parte», gli ha detto, «ma non si poteva anticipare, magari a luglio? Le scuole sono in vacanza, le aziende in ferie».
Vendramin ha risposto di averci provato, ma che questa è stata la disponibilità. Piena condivisione politica, dunque, sulla necessità di ristrutturare. Adesso si tratta di organizzare al meglio l’operazione. L’11 luglio, in Prefettura, ci sarà un primo vertice tra il Comune, l’Anas, Dolomiti Bus, le Ferrovie dello Stato, le categorie economiche per mettere a punto tutte le misure necessarie. È da tener conto, fra l’altro, che dal 7 settembre chiuderà anche la ferrovia per Conegliano. Fino a primavera si lavorerà per completare l’elettrificazione. Quindi dovranno essere rivoluzionati anche gli orari dei bus sostitutivi.
«È da 70 anni che aspettiamo questi lavori, non si poteva andare oltre», afferma Vendramini. «Il ponte presenta un evidente stato di degrado ed è pericoloso in alcuni tratti. È un ponte storico vincolato dalla Sovrintendenza, tanto è vero che ci sono elementi antichi lavorati in pietra che debbono essere rimossi manualmente e riposti dopo il recupero perché le caratteristiche originarie del manufatto vanno conservate. L’intervento è delicato e necessita di sicurezza».
L’inizio dei lavori a fine agosto, così come enunciato dall’Anas, darà il tempo di valutare attentamente una mobilità alternativa e di informare capillarmente l’utenza e tutti i soggetti interessati. «I 3 mesi di lavori creeranno evidenti disagi e per molti una diversa organizzazione oraria, ma siamo di fronte ad una scelta che permetterà all’Anas di aprire un cantiere indispensabile per l’incolumità pubblica e la sicurezza stradale», insiste il sindaco.
L’intervento richiede un investimento di 700 mila euro. Si limita, infatti, ad una manutenzione straordinaria, perché il manufatto nella sua struttura garantisce il massimo della sicurezza. Ma anche dal disagio si può ricavare un’opportunità. Anzi, più d’una. È quella, ad esempio, di riprendere per mano il progetto Cadola-Mas, magari, auspica Vendramini, con un supplemento di determinazione da parte della Regione.
E ancora: l’amministrazione vorrebbe recuperare dal cassetto il progetto di car-sharing, l’auto per il lavoro che dà il passaggio a più persone. «Abbiamo realizzato uno studio che ha certificato che ogni macchina porta di fatto una persona, anziché 3 o 4», continua il sindaco. L’interruzione del traffico dimostra, inoltre, quanto sia reale la preoccupazione di tanti nostri sindaci, da Longarone all’Alpago, passando per la Valbelluna, che ripetutamente hanno posto il problema di riorganizzare i flussi di traffico e i trasporti. Pedoni e ciclisti potranno muoversi, tra Cadola e Ponte, usufruendo della pista ciclopedonale, che intercetta anche il ponte ferroviario. «Abbiamo modo di riscoprire l’utilità di queste infrastrutture», conclude il sindaco di Ponte, «e magari di decidere finalmente di completarle».
Per Collarin adesso arriva la fase più delicata, quella della concertazione delle iniziative per alleggerire il disagio. «In queste ore ho sentito parlare anche dell’ipotesi di consentire l’attraversamento del ponte agli automezzi più leggeri, ma attivando il senso unico alternato. Pensiamoci bene», suggerisce il capogruppo della minoranza, «perché temo che si creeranno in entrata ed in uscita lunghissime code, con ingorghi paurosi».
Secondo l’ex sindaco Roger De Menech, è condivisa la consapevolezza che il cantiere s’ha da fare e sicuramente si troverà il modo di alleviare il disagio. «L’importante è condividere insieme le possibili soluzioni, senza sterili contrapposizioni». —
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