Chiude “La Mela” Contratto scaduto per l’agriturismo

LONGARONE «Questa sera si spegne un’idea, con la speranza che essa si riaccenda in un altro posto. Lo stiamo cercando». Con queste parole don Gigetto De Bortoli ha concluso l’attività dell’agrituri...

LONGARONE

«Questa sera si spegne un’idea, con la speranza che essa si riaccenda in un altro posto. Lo stiamo cercando». Con queste parole don Gigetto De Bortoli ha concluso l’attività dell’agriturismo “La Mela”, domenica, davanti alle persone raccolte per un rinfresco di commiato. Con la sua chiusura, non solo Longarone, ma tutta la provincia perde sette porti di lavoro importanti, destinati ai giovani che stanno rientrando nella società al termine di un programma di recupero dalla tossicodipendenza. L’attività dell’agriturismo, iniziata nel 1998 nella tenuta Protti a Faè, era gestita dalla cooperativa sociale Mani Intrecciate, con lo scopo inserire nel mondo del lavoro ragazzi con problemi di tossicodipendenza e alcolismo durante la fase finale del percorso proposto dal Ceis. «Le ragioni della chiusura sono molto semplici, e di natura puramente tecnica – spiega ancora don Gigetto – da tempo sapevamo che la proprietà non aveva intenzione di rinnovarci la concessione del terreno, ed ora che il vecchio contratto è scaduto dobbiamo chiudere l’attività».

Nel suo saluto, il presidente del Ceis ha ringraziato Cristina Chemello della coop Mani Intrecciate e tutti i giovani che hanno lavorato all’accoglienza, alla ristorazione e all’animazione dell’ambiente.

«L’idea non può spegnersi del tutto – conclude don Gigetto - e la fiamma della volontà di tutti la possono far brillare da un’altra parte. Puntiamo ad individuare al più presto un nuovo posto dove far ripartire il progetto. La speranza è che tutto possa continuare con lo stesse stile di accoglienza».

Rammaricato per la chiusura di questa esperienza anche il sindaco Roberto Pardin: «La Mela era una realtà ormai consolidata nella nostra comunità: un punto di riferimento per la disponibilità delle persone e la qualità della ristorazione, ma soprattutto per l’impegno sociale dell’attività».

Michele Giacomel

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