Chiude “La Gioi”: Giovanna vola a Stoccolma per fare la nonna

D’Agostini aveva aperto il ristorantino  a Lasen di Feltre 15 anni fa per realizzare un sogno: «Mia figlia Giulia aspetta un bimbo, la nostra scelta è stata dettata dall’amore»

FELTRE

Chiude, quella delizia di ristorantino a Lasen con vista sul San Mauro che per una quindicina d’anni ha attratto turisti e bongustai da ogni dove ed è stato inserito nella guida gastronomica del Gambero Rosso. Giovanna D’Agostini, anima e titolare di “La Gioi”, ha scelto di concludere quelli che sono stati una proficua esperienza e un progetto di vita, non per difficoltà a tirare avanti, ma per amore.

Lo spiega bene Giovanna, senza nascondere la commozione per una cosa importante che si chiude. «Ora divento nonna e desidero poter stare vicina a mia figlia e al mio nipotino che però abitano a Stoccolma, non proprio fuori della porta di casa».

La storia di “La Gioi”, il ristorantino di nicchia che guarda alle Vette, è delicata e interessante. «Il ristorantino è nato dopo una delusione grandissima, ma anche da un sogno, altrettanto grande. Lavoravo in un azienda di Pedavena al tempo, e dopo tutta la nostra battaglia per riuscire a non far chiudere lo stabilimento, un anno dopo la riapertura mi hanno licenziata. Lo sentivo mio quello stabilimento, mi pareva di conoscerlo in ogni angolo, quando oltrepassavo il cancello mi sentivo a casa, ma è andata così. Dopo aver pianto per un mese, ho detto a mio marito “apro il mio cassetto dei sogni, il mio sogno ora ha bisogno di prendere aria».

«Di lì a sei mesi ho aperto a Lasen, luogo non esattamente in centro e non esattamente comodo, cosa che ha permesso di concretizzare il sogno, il ristorantino del cuore. Lo avevo pensato mille volte, lo avevo già tutto pronto in testa, mancava solo la chiave della porta. Desideravo che chi fosse venuto si sentisse un po’ a casa, volevo raccontare una tradizione di piatti del territorio, con prodotti del territorio, una cucina di casa, semplice. E la mia ricerca mi ha portata a conoscere persone meravigliose, fra cui tantissimi giovani che sono stati la mia linfa».

Non nasconde, Giovanna, come l’inizio dell’attività non sia stata delle più semplici. «Non è stato un percorso facile all’inizio, le paure e l’ansia mi mettevano nella condizione di ammettere che non ce la facevo. Ma poi pian piano ho imparato. È questo un mestiere dove conosci persone che ti aiutano, che ti insegnano, e ti accorgi all’improvviso che forse sì, stai regalando qualcosa, un momento, un gusto, un ricordo… Ed è stato bellissimo, nel senso che, nonostante abbia perso amicizie per strada, nonostante delusioni, pensieri e tanta ansia da prestazione, ho ricevuto in cambio nuovi amici, nuove certezze, nuove conoscenze e tanto, tanto calore».

È stata conduzione familiare anche nel senso affettivo, tiene a dire Giovanna: «Mia figlia Giulia, mio marito Danilo, “il ragazzo del bar”, sono stati bravissimi a supportarmi e ad aiutarmi. Danilo, senza saperlo, si è inventato un nuovo tipo di accoglienza, che nemmeno lui conosceva. Ora, siamo arrivati fin qui, fieri di esserci, con un annuncio che ci ha riempito il cuore di felicità: Giulia aspetta un bambino, ci renderà nonni. Ma abitano a Stoccolma. Cosi, l’ennesimo bivio della vita, che fare? Continuare la nostra strada, o proseguire per un’altra, una tutta nuova, piena di amore? Non ci sono stati dubbi, mai. L’amore ha vinto, noi chiudiamo per amore». —


 

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