Chiesto il processo per i 12 assenteisti
BELLUNO. Servizi forestali regionali e cartellini da timbrare: 12 le richieste di rinvio a giudizio. Il procuratore Francesco Saverio Pavone le ha presentate al gup del Tribunale di Belluno per reati che vanno dall’omessa denuncia, alle false attestazioni (in una parola, assenteismo) e alla truffa.
Gli indagati hanno ricevuto l’avviso di fine indagini, si sono attrezzati con un avvocato di fiducia e aspettano che venga fissata l’udienza preliminare. Nel frattempo, i legali hanno prodotto delle memorie con le spiegazioni delle loro assenze ingiustificate dal posto di lavoro. Per la procura, tutt’altro che convincenti.
Il funzionario dirigente Pierantonio Zanchetta è accusato di omessa denuncia, perché secondo la tesi dell’accusa non ha denunciato il fatto che il personale dipendente, in particolare due colleghi con i quali spesso usciva, non convalidava le uscite nel sistema di rilevamento elettronico. Non strisciavano il badge, insomma.
I due sono Lorenzo Pertoldi e Claudio Tura. Pertoldi è il capo ufficio selvicoltura, mentre Tura un impiegato: entrambi si sarebbero allontanati indebitamente dall’ufficio senza timbrare e attestando così falsamente la propria presenza. In questo modo hanno truffato la Regione Veneto, facendosi pagare ore di lavoro ordinarie e straordinarie mai svolte, tra il 29 maggio e il 16 ottobre dell’anno scorso.
Due gli assistenti amministrativi sotto accusa: Lorella Barrel e Luisa De Marchi. I reati contestati sono gli stessi, ma per la valdostana Barrel il periodo è più lungo di otto giorni e parte il 21 maggio.
Fabio Da Re è uno specialista tecnico e le medesime contestazioni partono il 19 giugno, mentre Maria Fuss, una specialista amministrativa, deve rispondere del periodo fra il 3 agosto e il 14 ottobre. I collaboratori amministrativi indagati sono Francesco Frigimelica, Rosanna Lunardon e Antonio Palma: Frigimelica dal 24 luglio al 15 ottobre; Lunardon dal 20 luglio alla stessa data e Palma dal 5 agosto al 13 ottobre. Danilo Fersuoch è un collaboratore tecnico e il suo periodo sotto accusa va dal 27 luglio al 15 ottobre e Bruno De Benedet un operaio, che risponde dal 20 luglio al 20 settembre.
Complessivamente decine di ore mai lavorate, per qualcuno si arriverebbe a oltre 40. C’era chi andava a bersi il caffè o a leggersi il giornale, chi faceva delle commissioni personali, chi usciva prima o entrava dopo, senza mai timbrare il cartellino.
Le indagini di Pavone sono partite da una soffiata di una fonte anonima, probabilmente un dipendente pubblico che ha scritto quello che stava succedendo. Sul campo i carabinieri, che per mesi hanno scattato fotografie e girato video. A un certo punto, la procura ha fatto installare un sistema di videsorveglianza vicino all’apparecchiatura per entrate e uscite, documentando i movimenti dei dipendenti.
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