Centri diurni al bivio della riapertura L’Usl 1: sono un servizio essenziale

BELLUNO. I centri diurni offrono un servizio essenziale e l’obiettivo dell’Usl è quello di arrivare in fretta alla loro riapertura.
Ad assicurarlo è il direttore del Distretto Usl di Belluno, Sandro De Col. Anche se per ora l’azienda sanitaria non può fare previsioni sulle tempistiche: la pandemia è ancora in atto e la prudenza deve essere ancora maggiore considerando che in un centro diurno, a differenza di una struttura chiusa, gli ospiti vanno e vengono e il loro contatto con l’esterno è continuo.
Ad accendere i riflettori sui centri diurni, in particolare quelli per anziani, è stato l’appello per la riapertura lanciato ieri dal figlio di Ilda Verocai Carter, la 91 enne di Cortina affetta da demenza senile morta assiderata dopo essere uscita di casa in piena notte con addosso solo una vestaglia.
«Quando frequentava il centro diurno mia mamma era impegnata e con la mente vispa», ha spiegato il figlio, raccontando del pesante peggioramento della madre quando si è trovata chiusa tutto il giorno in casa a causa dell’inverno, delle restrizioni sanitarie e dello stop all’attività del centro diurno della casa di riposo, che frequentava con entusiasmo.
Un appello che ha trovato ampio riscontro anche in vari commenti sulla pagina Facebook del Corriere delle Alpi: «Anche mio marito è peggiorato, vuole stare tutto il giorno a letto e io sono sfinita»; «Tutti si sono aggravati purtroppo. Uscire era uno stimolo, ora sono tutto il giorno a letto»; «Anche i miei sono peggiorati con la mente. Prima andavano al centro anziani del paese, e star in compagnia con altri significava anche parlare e confrontarsi. La chiusura è stata un disastro per gli anziani».
Una situazione difficile dunque, quella legata ai centri diurni per anziani, mentre sul fronte dei centri diurni per la disabilità i servizi sono comunque attivi, anche se penalizzati dalle restrizioni legate all’emergenza coronavirus.
«Una situazione che si sbloccherà compatibilmente con l’andamento dell’epidemia, e vale per tutti i centri diurni», spiega il direttore del Distretto Usl, De Col. «Purtroppo questo andamento non è ancora ben definibile. È vero che abbiamo segnali positivi, che hanno portato anche alla riclassificazione del colore delle regioni, ma è un po’ troppo presto per cantare vittoria».
«Certamente per i centri diurni», dice De Col, «stiamo preparando una cauta apertura, sapendo che si tratta di un servizio essenziale. L’impegno dell’Usl e delle cooperative che spesso gestiscono le strutture c’è. Ma come nelle strutture residenziali tipo le case di riposo serve ancora molta cautela, ancora di più ne serve nei centri diurni, dove per definizione le persone vanno e vengono».
Anche per i centri diurni comunque, come per le case di riposo, la vera svolta può venire dalle vaccinazioni a tappeto. E, anzi, lo stato già avanzato delle vaccinazioni degli operatori delle strutture per anziani è già una buona base di partenza, visto che sono le stesse case di riposo a offrire il servizio di centro diurno con il loro personale.
«Anche per i centri diurni provvederemo alla copertura vaccinale», anticipa Alessio Gioffredi, direttore del Distretto di Feltre, «in parte già avvenuta grazie alle vaccinazioni dei dipendenti».
Se assicurare la copertura degli operatori non è stato complicato, il problema però è quello degli anziani che i centri diurni li frequentano.
«Gli ospiti sono rimasti a casa dopo le chiusure», allarga le braccia Gioffredi, «e non sono stati dunque vaccinati, se non per altre ragioni. I centri diurni sono comunque previsti nella prima fase vaccinale e stiamo procedendo per riuscirci. Forse anche prima della vaccinazione più ampia degli anziani».
Basta avere la consapevolezza che la gestione dell’emergenza Covid con le relative restrizioni, come quelle che hanno portato alla chiusura dei centri diurni, «è un problema di sanità pubblica. Non ci sono colpe da una parte o dall’altra, ci sono solo delle regole da rispettare, e purtroppo spesso le regole portano a queste situazioni».
Ad attendersi che la situazione sul fronte della pandemia si stabilizzi e che ritorni a regime l’attività dei centri diurni sono anche le associazioni impegnate sul fronte della disabilità, come il Gruppo autismo Belluno.
«I servizi vengono già erogati dall’estate ma non sono ripartiti al cento per cento», spiega il presidente dell’associazione, Flavio Mares, «il problema Covid obbliga a stare assolutamente attenti. Ci si aspetta però, se è confermata una stabilizzazione della situazione, che ci sia anche un miglioramento dei servizi». —
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