Centralina, le carte vanno a Roma

LA VALLE. L’autorità di bacino dice no al progetto di costruzione della centralina sul torrente Rova di Caleda e la Provincia sottopone la questione al consiglio dei ministri.
A fine agosto c’è stata una svolta nell’iter che avrebbe dovuto portare la società Corpassa srl alla costruzione di un impianto idroelettrico sul corso d’acqua tra i comuni di La Valle e Agordo. Il settore risorse idriche della Provincia, approvando l’istruttoria relativa al progetto definitivo, ha preso atto del vincolante parere negativo al rilascio dell’autorizzazione espresso dall’autorità di bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione nella seconda conferenza dei servizi del 10 agosto e ha spedito tutto a Roma.
Sarà dunque il consiglio dei ministri a decidere se confermare il no, giunto da un’amministrazione preposta alla tutela ambientale, o assecondare le richieste dei privati. Ansiosi di capire come andrà a finire sono anche i Comuni di Agordo e La Valle che, secondo gli accordi stipulati con la Corpassa srl, avrebbero dovuto incamerare rispettivamente 65 mila euro e 35 mila euro l’anno. Oltre alla sistemazione della strada di Frès che porta alla centrale stessa.
La domanda per lo sfruttamento delle acque del Rova di Caleda è del 5 agosto 2011. A presentarla fu la Società Elettrica Dolomitica che successivamente, con l’ormai consueto gioco di passaggi societari (un gioco simile da parte di altre società rischia di costare parecchi soldi ai Comuni di Falcade e Canale), è diventata prima Idroelettrica Gianni quindi Corpassa srl. La società ottiene la concessione il 22 maggio 2014. In base ad essa deve versare un canone demaniale di 17.373 euro. Tutto sembra procedere spedito tanto che il progetto non viene nemmeno assoggettato a Valutazione di impatto ambientale. Tuttavia la seconda seduta della conferenza dei servizi del 10 marzo scorso decide di sospendere i lavori in attesa dell’acquisizione di un nuovo parere dell’autorità di bacino (arrivato poi in estate) a seguito della sopravvenuta classificazione qualitativa delle acque superficiali interne regionali, approvata dalla giunta regionale nel dicembre 2015 e che ha attribuito al torrente Rova di Caleda la classificazione corpo idrico 441_10 - stato ecologico “elevato”. È invece rimasto sconosciuto lo stato ecologico del corpo idrico 441_15.
Il progetto della Corpassa intenderebbe prelevare l’acqua a quota 1246 metri e restituirla a 747 metri. Il salto di 499,70 metri produrrebbe 3 milioni e 700 chilowatt all’anno e tanti soldi, una piccola parte dei quali la Corpassa aveva promesso ai due Comuni di Agordo e La Valle.
«Questo stop è una cosa assurda - dice arrabbiato il sindaco di La Valle, Ezio Zuanel - deciso da dei burocrati. L’autorità di bacino non si è mai presentata alle conferenze dei servizi, ma ha mandato una carta in cui dice una cosa che non esiste. Le acque del Rova di Calleda non le avevano analizzate, infatti le analisi le stanno facendo adesso quelli dell’Arpav. L’autorità di bacino vuole paragonare le acque del Rova a quelle del Missiaga che sono ottime. Dalle prime analisi sembra invece che quelle del Rova non siano così ottime».
«Se emerge che l’acqua del Rova non è eccellente - continua il sindaco Zuanel - e che quindi la centralina non ne altera la qualità, cosa succede? I privati chiederanno i danni e magari li chiederemo anche noi Comuni».
Tutto adesso dipende da Roma che in passato ha spesso ribaltato i pareri negativi degli organi competenti. (g.san.)
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