Centinaia di interviste ai giovani d’Italia «Credono nel futuro»

Il docu-film di Olmi e Zaccaro evento speciale a Venezia Tre anni di lavoro per fotografare la speranza del dopo-crisi
Di Marco Contino

“Come voglio che sia il mio futuro?” è il titolo del documentario firmato dagli allievi del laboratorio «Ipotesi Cinema formazione», sotto la direzione artistica del regista Maurizio Zaccaro. Proprio nei giorni scorsi La Biennale di Venezia ha annunciato che il progetto, nato da un’idea di Ermanno Olmi, fondatore di “Ipotesi Cinema” - la scuola cinematografica nata a Bassano del Grappa prima di trasferire la propria sede a Bologna, dove opera in sinergia con la Cineteca - sarà presentato come evento speciale nella sezione Fuori Concorso del Festival. Il documentario, realizzato con il sostegno finanziario di Banca Popolare di Vicenza, offre uno spaccato significativo delle attese, delle speranze, delle delusioni e dei timori dei giovani di oggi. Maurizio Zaccaro, che è anche il produttore esecutivo del progetto con la sua FreeSolo - casa indipendente che, come evoca il nome, si arrampica in solitaria sulle vette meno esplorate e più originali del cinema, della televisione e del teatro, rinunciando alle modalità classiche di finanziare, produrre e distribuire prodotti multimediali - è rimasto affascinato dall’idea di Olmi di condensare in un film un sentire comune, quello sul futuro dei giovani, declinato in centinaia di testimonianze, realizzate in tre anni in giro per l’Italia e, infine, selezionate e montate per restituire uno sguardo sul mondo dalla prospettiva di chi vede imminente la propria crescita. «Abbiamo viaggiato in lungo e in largo - racconta Zaccaro - da Napoli, a Roma, a Milano per intervistare giovani di tutte le età (dai bambini di otto anni, ai neolaureati ventiquattrenni) e di ogni fascia sociale. Ne è emerso un quadro sulla situazione attuale che i ragazzi, nonostante la crisi, la disoccupazione e le prospettive sempre più allarmanti sul futuro, non giudicano negativamente. Anzi. Il loro è uno sguardo positivo, pur non nascondendo un certo grado di sfiducia nelle istituzioni». Un progetto non facile, anche per la difficoltà di comprimere in 65 minuti il lavoro di tre anni, eppure completo e, per molti aspetti, sorprendente. «Mi ha colpito particolarmente- continua Zaccaro - la testimonianza di uno studente padovano della Scuola Galileiana che discetta del significato di raccomandazione. Uno strumento che all’estero ha una connotazione positiva ma che in Italia si è trasformato in una supplica di “sistemazione”. Una deriva nepotistica e patologica di un concetto che in realtà dovrebbe essere sinonimo di progressione civile. Raccomandare vuol dire segnalare una intelligenza, metterci la faccia. Se nessuno avesse raccomandato Bill Gates all’epoca, forse avremmo rallentato il progresso scientifico».

Come nella tradizione di impronta olmiana e marchio di fabbrica di «Ipotesi Cinema», gli allievi del laboratorio hanno lavorato in piena libertà nello sviluppo e nella realizzazione dell’idea originaria. «Ermanno lancia l’idea - conclude il regista - ma lascia che poi la stessa maturi e prenda forma dai ragazzi». “Come voglio che sia il mio futuro?” sarà presentato in anteprima il 30 agosto in sala Pasinetti, accompagnato, naturalmente, da una delegazione dei giovani autori e dagli illustri tutores di un progetto suggestivo e inedito.

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