"Cena degli ossi": a Calalzo il governo si ricompatta
Berlusconi telefona a Bossi e Tremonti: niente elezioni anticipate. Brancher: "I soldi per i comuni di confine ci sono, manca solo la firma del Presidente del Consiglio". Bossi si intrattiene fino a tarda notte

Umberto Bossi è arrivato a Calalzo dopo i funerali a Thiene, ha riposato sei ore ed è sceso a cena
CALALZO.
I fondi per i Comuni di confine? «Non preoccupatevi, ci sono. Ma non per tutta la provincia, solo per le aree di confine, comuni e enti associati».
L'assicurazione è dell'ex ministro Aldo Brancher, anche lui a Calalzo per la cena degli ossi. «Il provvedimento porta già la firma di Giulio, manca soltanto quella di Berlusconi» aggiunge. Giulio è, ovviamente, il ministro dell' economia. Quando arriverà la firma di Berlusconi? «Presto, presto» rassicura Brancher, l'ultimo a presentarsi ieri sera al Ferrovia di Calalzo. Il primo era stato Bossi. Arriva Giulio Tremonti, ministro dell'economia.
«Sembra di essere alla conferenza di pace» sorride ai giornalisti, mentre lo tampinano perfino lungo il corridoio che porta al bagno dell'hotel Ferrovia, dove ieri sera lo stesso Tremonti, Umberto Bossi, Roberto Calderoli, Roberto Castelli, Luca Zaia, Paolo Gobbo, Aldo Brancher, Luca Antonini, il banchiere Massimo Ponzellini e numerosi altri leghisti hanno dato vita alla tradizionale "cena degli ossi". Nessuno parla. Lo ha fatto solo il senatur, arrivando a Calalzo, per dire: ci sono le premesse non solo per approvare presto il federalismo ma neppure per andare alle elezioni anticipate. Le indiscrezioni della vigilia davano per presente anche il presidente Berlusconi, col mal di pancia per questa cena in Cadore?
Invece il premier non è arrivato, ma c'è stata una telefonata di auguri a suggello della «garanzia Berlusconi». Bossi, scendendo per la cena dopo sei ore di riposo in camera, aveva detto: «No, non ho telefonato a Berlusconi, perchè a quest'ora sarà già andato a letto; avrà contatti migliori». Ma poi Tremonti e Calderoli sono usciti, interrompendo la cena per annunciare la telefonata. «Non avete sentito gli applausi?» ha detto Tremonti. Erano «all'americana, con applausi e fischi». E Calderoli aggiunge: «Berlusconi ci ha fatto gli auguri». Prima aveva detto «non c'è freddo tra noi e Berlusconi. La freddezza - aggiunge rivolto ai giornalisti - ce l'avete in testa voi». Ma non è - gli chiede qualche maligno - che da questa cena Berlusconi rimanga spolpato? «In effetti - risponde il ministro della semplificazione -, qualcuno alla fine rimarrà spolpato: gli ossi». Insistono i giornalisti impertinenti, mentre dalla cucina di Gino Mondin, il titolare del Ferrovia, escono profumi nostrani: quelli del risotto ai funghi finferli della Val d'Oten, del cotecchino con i fagioli di Lamon, degli ossi del maiale accoppato (attenzione: in Friuli, anziché in Veneto). E all'insistenza dei cronisti che gli domandano «dov'è lo spirito della coalizione a questa cena?», Calderoli risponde: «Io sento solo lo spirito degli ossi».
A chi insiste sull'assenza di Berlusconi, risponde con un po' di fastidio: «Come ospite Berlusconi è già qua. Anzi, non si è fermato perché lui è un grande chiacchierone e siccome ha visto numerosi giornalisti ha ripreso la macchina e se n'è andato».
Ma il federalismo rischia grosso? «Ha già risposto il capo, non è vero. La Lega vuole il federalismo subito, altrimenti si va al voto». Ma Bossi ha rassicurato: i voti cominceranno ad arrivare già in Commissione, che ha all'esame i decreti attuativi, quindi a marzo non ci sarà bisogno di elezioni anticipate. «Se lo ha detto il capo...» risponde Calderoli. Il federalismo in pericolo? Glielo chiediamo anche a Paolo Gobbo, mentre di corsa entra nella sala da pranzo, dove ad accogliere il gruppo c'è Tremonti, in vacanza da Natale nella sua Lorenzago. Ma il segretario regionale del Carroccio non risponde.
Bocca chiusa - insolitamente chiusa - anche da parte del governatore Luca Zaia, che spalanca una bocca grande così per sorridere, ma non per dire una parola.
Neppure per chiosa il suo capo, Bossi, che prima a Thiene e poi arrivando a Calalzo l'ha smentito sul ritiro della missione italiana in Afghanistan. «Sì, i nostri ragazzi rientreranno, ma non prima di due anni, al più di un anno e mezzo». La notte della cena sarà lunga, con altre esternazioni di Bossi, che ieri ha confermato tutto e di più sulle cimici.
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