Casera Razzo, l'attacco dell'orso
Venerdì mattina ha ucciso quattro capre dell'azienda di Sonia Dionisio

La pecora sbranata
VIGO.
Domenica 3 ottobre: l'altopiano di Casera Razzo è immerso nella nebbia autunnale, bassa, impenetrabile, con scarsa visibilità. Un'atmosfera ovattata in cui perfino i campanacci delle capre faticano a farsi sentire. La signora Sonia Dionisio, originaria di Lauco, un paese della provincia di Udine, è dietro al bancone della cascina di Razzo, dove gestisce lo spaccio dei prodotti biologici della sua azienda agricola.
Sonia racconta quanto accaduto nei giorni scorsi: «Giovedì sera, verso le 21 alcune capre sono tornate in malga, in modo disordinato, non come sempre unite in gregge quando rientrano di norma guidate dal caprone, per la mungitura verso le 17. Provenivano da diverse direzioni ed erano agitate: un fatto davvero strano, inusuale. Con mio figlio Tiziano avevo programmato di riportarle in malga il giorno dopo per la mungitura, ma non ci siamo preoccupati più di tanto, abbiamo pensato che fossero state spaventate dai tanti cervi che girano sull'altipiano. Adesso sono in amore e tutte le notti sentiamo il "concerto" dei loro bramiti...». «La mattina di venerdì - continua la signora - Tiziano era un po' preoccupato, è lui che da grande appassionato ha insistito con la famiglia per avere un gregge di capre da condurre per poter poi realizzare con il latte dei prodotti particolari. Così si è diretto sul pascolo distante poco più di 500 metri, un pianoro sotto Col Marende, presso la presa dell'acquedotto della malga, sul sentiero che sale ai pascoli di "Dumella" e qui ha trovato la prima capra, sbranata. Sul momento ha pensato a dei cani randagi o a dei lupi, un fatto di cui si è molto parlato in questi mesi. Così abbiamo avvertito la Polizia provinciale, le guardie sono salite fin quassù ed hanno perlustrato una buona parte dei pascoli, individuando altri 3 animali, quindi in tutto le capre uccise sono 4. Sul terreno gli agenti hanno anche rilevato l'orma anteriore di un orso, che misura circa 14 centimetri di lunghezza, che confermava la sua presenza. Hanno quindi tagliato la testa agli animali morti per poter analizzare il Dna dell'orso e verificare se si tratta di uno nuovo in zona o di un esemplare individuato e catalogato». «Noi pensiamo che l'attacco sia avvenuto all'alba di venerdì, viste le macchie di sangue fresco e lo stato di conservazione delle carcasse. Siamo anche venuti a sapere che giorni fa l'orso aveva sbranato 8 capre nella malga di Varmost, sopra Forni di Sopra, quindi è probabile che sia giunto da quella parte valicando la forcella di Tragonia. Mi risulta che la sua presenza sia stata segnalata ancora nella tarda primavera di quest'anno, quando sulla neve alcune persone avevano notato le orme, ma la polizia provinciale non ha potuto effettuare i dovuti controlli perché l'informazione le è giunta con 10 giorni di ritardo. Al momento mancano ancora 28 animali su un gregge di 100, ma la nebbia bassa che grava sull'altipiano non ci permette di girare per localizzarli: speriamo che il tempo migliori per poter riprendere le ricerche. Ne avevamo acquistate 12 nuove proprio la settimana scorsa, quindi per noi, che pratichiamo questa attività in montagna, si tratta di un danno economico non indifferente». Continua la signora Sonia: «Sono ormai 8 anni che porto il mio bestiame su questo magnifico altipiano, oltre alle capre montichiamo ben 105 mucche da latte con grande impegno e sacrificio, un vero peccato che sia comparso questo animale a complicare le cose. Mi vien da sorridere pensando ai tanti turisti che questa estate mi chiedevano se era possibile vedere l'orso qua attorno, sembrava quasi uno scherzo ed invece...». Sul luogo del primo ritrovamento si vede ancora l'animale: si trova in un boschetto di larici, l'orso deve averlo sbattuto contro un tronco, tanto che la cotica muscosa è asportata. Lo deve aver azzannato al collo e sul muso, quindi al petto e al ventre, dove si nota bene il morso, quindi lo ha sbranato divorando la parte delle mammelle che manca completamente, tipico questo dei carnivori. Tutto attorno sul terreno si nota il calpestio del gregge che fugge in preda al terrore, con gli zoccoli ben piantati in discesa verso la malga, e l'erba calpestata in tutte le direzioni per fuggire alla morte. L'ultima segnalazione del grande predatore a Razzo risale all'agosto 2003, quando un giovane esemplare, forse giunto dalla ex Jugoslavia, disseminò di orme l'intero altipiano, soprattutto a Sottopiova. Qualche tempo dopo fu ritrovato lo scheletro di una manza di proprietà di un allevatore di Laggio e subito si sospettò fosse stata vittima dell'orso: un giallo acceso probabilmente da una unghiata rinvenuta sulla carcassa. Spostatosi a casera Doana, riuscì a sbranare una pecora della Cooperativa di Domegge. La storia ci ricorda come qui l'ultimo attacco cruento a un animale si verificò il 18 luglio 1660, giusto 350 anni fa quando a Col Cervera un grosso orso assalì alcune armente riuscendo poi ad agguantare coi poderosi artigli un bue. Fu inviato allora «misier Antonio Vicelio «a far la caza de l orso». Per tre giorni il «cazador» rimase appostato in zona con il suo «archibuso» ma il furbo plantigrado non incorse nell'agguato per ricomparire poi puntuale l'estate successiva.
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