Casa Aladino celebra dieci anni di impegno

FELTRE. Il più piccolo aveva 14 mesi, aveva cominciato a camminare da poco ma gli è stato risparmiato il percorso in salita di una famiglia, la sua, in grave condizione di disagio. I più grandi, adesso sono adulti di oltre vent'anni e ricordano, con nostalgia e gratitudine, nonostante il richiamo al rispetto delle regole non sia sempre stato rose e fiori, tutto quello che hanno ricevuto e restituito in affettività, nella grande famiglia allargata della casa Aladino. I dieci anni della struttura di Portaperta in via Montegrappa, primo e unico servizio offerto alla comunità e alle istituzioni, per togliere i minori dalla strada dei maltrattamenti, sono stati festeggiati ieri.
C'erano il presidente di Portaperta Marco Slongo, l'équipe di Aladino al completo, i volontari attivi che contribuiscono quotidianamente alla gestione della struttura, lo psicopedagogista Marco Tuggia che ha fatto alcune riflessioni sul futuro di comunità come questa. E c'era il sindaco Paolo Perenzin, nonché presidente della conferenza dei sindaci dell’Usl 2, che ha lodato il lavoro della cooperativa nell'ambito della tutela minori e ha espresso la volontà di contribuire «per quello che possiamo fare» al mantenimento del servizio. Un servizio che, ha evidenziato Slongo, risente, come tanti altri settori del welfare, dell'inesorabile taglio di fondi pubblici. «Ma l'accreditamento della struttura che funge da riferimento anche per le accoglienze da fuori provincia e il buon governo nel nostro territorio che ha solide fondamenta, ci danno la motivazione giusta per andare avanti». Dal 2005, quando Portaperta ha avviato la casa per minori allontanati temporaneamente dalla famiglia d'origine, sono transitati 36 ospiti, fra bambini piccoli e ragazzi, di cui 16 maschi e 20 femmine.
A parlare del quotidiano in questa grande famiglia è stato un video, realizzato dai ragazzi e intitolato “Dietro quella porta blu” che è stato proiettato ieri, e le testimonianze dei ragazzi, diventati adulti sia anagraficamente che affettivamente, con la guida di “tante mamme” (le educatrici) che li hanno condotti alla consapevolezza di sé. (l.m.)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi