Carlo, l’uomo del ghiacciaio: vita quotidiana in cima alla Marmolada

Budel, 45 anni, gestisce il rifugio di Punta Penia: per vent’anni un lavoro in fabbrica, poi la svolta

Sul tetto delle Dolomiti con Carlo Budel, il custode della Marmolada

MARMOLADA. Un successo così, con migliaia di condivisioni sui social e le telefonate dai giornali, proprio non se lo aspettava. Lui, che ha scelto di passare l’estate a 3.343 metri di quota, dove le giornate rallentano. Carlo Budel, 45 anni, di San Gregorio nelle Alpi, è diventato in pochi mesi molto popolare tra gli appassionati di montagna: non solo perché gestisce il rifugio di Punta Penia, il punto più alto della Marmolada, ma anche perché i video e le foto che condivide sui social network consentono anche a chi non ha le gambe e il fiato per affrontare il ghiacciaio di godere quella “grande bellezza” concessa solamente agli alpinisti.



Carlo, come ci è arrivato sulla cima della Marmolada?

«Io sono un rifugista, quest’inverno ero aiuto cuoco a Malga Ciapela e quest’estate, quando mi hanno offerto di gestire Punta Penia, ho detto di sì. Rimarrò qui fino al 20 settembre, forse qualcosa di più se il tempo tiene».

Ha sempre fatto questo lavoro?

«Ho lavorato in rifugio dai 16 ai 18 anni, poi ho passato vent’anni in cartiera a Santa Giustina. Stavo bene, facevo il carrellista. Ma ad un certo punto ho iniziato a pensare che mi sarei dovuto svegliare così tutte le mattine, facendo sempre la stessa strada, nello stesso posto di lavoro. Ho sempre amato la montagna, sognavo di poterci lavorare. E così sono tornato al locale dove avevo lavorato da giovane ed è iniziato tutto: in futuro mi piacerebbe gestire un rifugio tutto mio. In mezzo, però, ci sono stati diversi mesi di riflessione, una specie di anno sabbatico, in cui ho camminato, camminato, camminato: in 12 mesi ho totalizzato 450 mila metri di dislivello positivo».



Era stato anche in Marmolada?

«Solo una volta, nel 2014. È una montagna bellissima ma io amo quelle meno frequentate».

Com’è la vita a 3 mila metri di quota?

«Metto ogni giorno la sveglia alle 5 per vedere l’alba. Qui lascia senza fiato, la prima volta non ci credevo neppure io che ce l’avevo davanti. Poi prendo la neve da sciogliere per avere l’acqua per le pulizie - mentre per quella alimentare abbiamo portato su in elicottero 1000 bottiglie da due litri - e inizio a preparare the e caffè, perché i primi alpinisti arrivano intorno alle 7.30. Sta facendo una brutta estate ma nei giorni belli arrivano anche 100 persone. Quando il tempo è brutto, invece, capita che non veda nessuno per giorni, anche quattro di fila. Uso quel tempo per leggere, pulire, preparare dolci. Nei giorni di bel tempo non ne ho il tempo, il rifugio ha dodici posti letto e devo anche preparare il pranzo».



Dalle foto pubblicate sui social, quella di Punta Penia non è proprio la dotazione di Masterchef.

«Ho una piccola cucina economica ma con quella preparo i miei dolci e il minestrone. Faccio anche la pastasciutta ma a queste quote l’acqua bolle a 80 gradi così devo finire di cucinarla in pentola a pressione».

E le provviste come arrivano?

«All’inizio dell’estate abbiamo portato su i rifornimenti con l’elicottero. Poi ci sono le guide alpine, che quando salgono con i clienti mi portano su il pane fresco. Io scendo circa una volta a settimana e mi porto su le uova e le verdure. Per arrivare a Pian dei Fiacconi ci metto circa un’ora. Ma devo dire che non mi pesa stare quassù».



Anche perché, con tutto il seguito che ha sui social, non sente certo la solitudine.

«Da quando ho iniziato a postare le foto sul gruppo Facebook DoloMitici! ho ricevuto un sacco di apprezzamenti e di richieste di amicizia. Quando sono solo, il gruppo mi tiene compagnia. Ma in generale la società “bassa” non mi manca. Qui la vita è meno frenetica». —


 

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