Canoni idrici, l’aumento vale 16 milioni per il solo 2023: la Provincia batte cassa con Enel

L’aumento era stato disposto da una norma regionale ma Enel l’ha impugnata. E’ già in corso una causa al Tribunale superiore delle Acque pubbliche. La cifra si sommerebbe ai “canoni storici”, pari a 15 milioni annui

La centrale idroelettrica di Soverzene
La centrale idroelettrica di Soverzene

La Provincia di Belluno attende dai grandi produttori di energia idroelettrica una cifra leggermente inferiore ai 16 milioni di euro, solo per l’annualità 2023. Questo è l'effetto dell’aumento dei canoni idrici disposto dalla legge regionale 24/2022 e dalla Dgr 889 del 2023. Se fino a poco tempo fa mancavano i calcoli relativi a una parte dell’aumento dei canoni, adesso la cifra è stata stabilita.

I canoni idrici spettanti alla Provincia di Belluno sono suddivisi in due parti: una parte fissa, che per il 2023 è stata aumentata e stabilita in 40 euro per kilowatt prodotto (la quota precedente era di 30,28 euro); e una parte variabile, che per il 2023 è pari al 5% del fatturato dei grandi concessionari (e per il 2024 è stata aumentata al 6%). L’aumento della parte fissa vale circa 3,5 milioni di euro, mentre l’aumento della parte variabile, secondo i conti della Regione sul fatturato dei grandi concessionari, ammonta a circa 12 milioni di euro.

«Ciò significa che, per il solo 2023, dovrebbero arrivare da Enel circa 15,8 milioni di euro. Questo si somma ai circa 15 milioni di euro annui già incassati, che rappresentano i cosiddetti “canoni storici”, ovvero quelli precedenti agli ultimi adeguamenti disposti dalla Regione Veneto», spiega Massimo Bortoluzzi, consigliere provinciale delegato al demanio idrico. «Se poi consideriamo l’aumento della quota variabile dal 5% al 6% disposto dalla Regione per il 2024, potremmo arrivare a quasi altri 20 milioni nel 2024».

Il problema è che Enel e i grandi produttori idroelettrici hanno impugnato la decisione regionale di aumentare i canoni, presa con la Dgr 889 del 18 luglio 2023. Di conseguenza, finora queste cifre non sono state incassate da Palazzo Piloni.

«Abbiamo già avanzato domanda per il pagamento della quota fissa, e la richiesta è stata impugnata da Enel, per cui attualmente è in corso una causa al Tribunale superiore delle acque pubbliche, causa che ci vede insieme alla Regione Veneto, per farci riconoscere quanto dovuto in base alla legge», afferma il consigliere Bortoluzzi. «Ora, con l’ammontare esatto della quota variabile, possiamo procedere a chiedere anche questa parte, pur consapevoli che la partita non sarà facile. Tuttavia, per Belluno queste risorse sono fondamentali, come ben sa la Regione che ha disposto l’adeguamento dei canoni. Basti pensare agli importanti investimenti che potrebbero essere realizzati in ambito viabilistico, ma anche per progetti di crescita sociale e, soprattutto, per la difesa del suolo e la prevenzione dei dissesti idrogeologici, in un territorio fragile come il nostro».

«Se il contenzioso legale già iniziato con la Regione e con la richiesta della Provincia delle risorse dovute si risolverà positivamente», conclude il consigliere Bortoluzzi, «potremmo disporre di un importante flusso economico che contribuirà significativamente al miglioramento delle infrastrutture locali e alla salvaguardia del territorio».

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