Cafoni sul ghiacciaio della Marmolada avanti dritti con le scarpe da ginnastica

Il ghiacciaio della Marmolada non brilla più, non è più lucente. Non ha, insomma, più neve. Ma i cafoni ci sono sempre. Salgono a Punta Penia, la cima più alta del gruppo e fanno la pipì in faccia al ghiacciaio. «È successo anche che abbiano issato la bandiera della pace sulla croce che c’è lassù», ricorda Aurelio Soraruf, del rifugio Castiglioni e gestore anche della Capanna Penia, «e che abbiano gettato le bucce di banana dietro a qualche sasso immaginando che si consumassero in poco tempo. Non considerando, invece, che a quella temperatura si conservano a lungo».
Escursionisti che magari risalgono il ghiacciaio con le scarpe da ginnastica dopo essere saliti sino a Pian dei Fiacconi sull’ovovia. Guido Trevisan è il gestore del rifugio Pian dei Fiacconi. «Con la cafonaggine», ammette, «mi trovo a fare i conti ogni giorno. Ci sono persone che arrivano, entrano al bar e vanno subito al bagno senza chiedere permesso, tanto meno senza salutare, e se ne tornano fuori senza pagare. Se gli fai presente che c’è una tariffa di 1 euro, perché qui l’acqua costa, e le pulizie pure, ti rispondono che non siamo a Venezia o in qualche altra grande città». «Se è per questo», aggiunge Soraruf, che ha il rifugio a Passo Fedaia, «ci sono turisti che quando gli proponi le camerate per pagare meno, ti rispondono: “al dormitorio ci vada lei”».
Al Passo Fedaia c’è uno straordinario lago che, a quest’altezza, ha l’acqua ovviamente fredda, ma anche quest’estate c’è chi si è tuffato dentro e poi si è messo a prendere il sole, come fosse a Caorle.
L’aspetto più pericoloso di questa cultura della superficialità è comunque quello delle arrampicate o dell’escursionismo d’alta quota. «Mi trovo spesso a raccomandare a chi si inoltra sul ghiacciaio, tra l’altro in questo periodo molto pericoloso perché manca la neve», testimonia Trevisan, «che bisogna avere non solo gli scarponi adatti, ma anche l’attrezzatura più consona: essere muniti di ramponi, possibilmente anche di piccozza, e di corde. Invece, vediamo sempre più spesso che si sale con i bermuda e in canottiera». Ecco perché almeno due, tre volte la settimana quassù vola l’eliambulanza del Suem per i soccorsi in quota.
La stagione più a rischio di comportamenti incivili è l’estate. Lo scialpinismo in ghiacciaio è molto praticato ma, confermano sia Trevisan che Soraruf, gli appassionati di questa disciplina hanno comportamenti senz’altro rispettosi dell’ambiente. «D’estate, invece», sottolinea Trevisan, «si arriva quassù e ci si sente in diritto di prendersi quelle libertà che in città sono precluse. Ecco dunque le turiste stendersi in bikini sulla sdraio, davanti al rifugio, per prendere il sole, magari mentre arrivano alpinisti imbottiti nelle giacche a vento». –
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