Brevetti e congegni i 99 anni di Facchin tra le sue invenzioni

BELLUNO. Novantanove anni e non sentirli. Qualche doloretto alle spalle se lavora troppo, niente di più. E tante idee per la testa, notte e giorno. Al mattino, al risveglio, le idee finiscono sulla carta, per essere poi realizzate.
Massimo Facchin, nato a Lamon, compie 99 anni. Scultore, pittore, inventore. Da tempo ha lasciato da parte le prime due arti e si è concentrato sulla scienza «per smantellare le teorie date per certe sui movimenti della terra, sulla disposizione dei poli e la loro rappresentazione» spiega.
Ma non si pone limiti, Facchin, e non è detto che prima o poi non riprenda in mano anche la pittura o la scultura. Negli ultimi anni ha presentato tre brevetti, due legati a meccanismi antiscivolo in montagna, il terzo basato sulle sue teorie sulla terra, il titolo del brevetto è infatti «Congegno per facilitare la conoscenza delle leggi naturali della nostra terra».
Di congegni con i quali confuta le conoscenze generali sulla terra, sui pianeti, sugli astri e sul loro movimento ne ha costruiti molti, una sessantina, a partire da quello gigante che tiene in giardino. Tra le tante carte, che ha raccolto ordinatamente nelle cartelline, c'è la corrispondenza con i ministri dell'Istruzione a cui ha inviato le proprie idee e proposte. Nel 1990 scrisse anche all'allora ministro dell'Istruzione Sergio Mattarella, ora presidente della Repubblica. A Mattarella inviò dei fascicoletti in cui sottolineò gli errori dei mappamondi e delle carte geografiche. «Non mi ha risposto» dice Facchin. Neppure la Iervolino, da ministro dell'Istruzione gli rispose. Lo hanno fatto invece, per ringraziarlo del materiale inviato o per apprezzare il suo lavoro, il direttore della biblioteca nazionale di Vienna, l'Università di Boon, il Globenmuseum di Vienna. Ma di recente ha ottenuto un riconoscimento anche dal ministero dell'Istruzione italiano. In una lettera il capo della segreteria del ministro gli ha scritto: «La ringrazio a nome del ministro per aver rappresentato con dovizia di particolari contenuti, osservazioni e idee molto interessanti, ben espresse nel libretto “A lezione dall'astronauta” gentilmente inviato, in merito ai problemi del nostro pianeta, la “cecità” di certi scienziati e la ricerca di possibili soluzioni attraverso la conoscenza delle leggi naturali sempre più specifica e profonda per la nostra “sopravvivenza”». La lettera è datata 12 febbraio di quest'anno.
Massimo Facchin confuta le convenzioni generali attraverso le quali ci rapportiamo con tutto quello che esiste attorno a noi: il polo nord è su, il polo sud è giù, tante per dirne una. Critica l'ignoranza che viene perpetrata nelle scuole, dove non si insegna quasi nulla nel campo scientifico o lo si fa in modo sbagliato. Le sue idee vennero bocciate come “fesserie” da ex provveditori agli studi a cui le aveva spiegate. Ma lui non si è certo fermato. Ha messo insieme una fila di domande su qualsiasi evento gli capiti davanti, con relative risposte: oltre 1500.
Si è poi appassionato ai dispositivi per salvarsi la vita in montagna, per i quali ha fatto registrare due brevetti, il primo “l’antiscivolo montano” prevede degli artigli da inserire in un guanto per attaccarsi alla roccia in caso di scivolamento, il secondo è il “braccio piccozza”, più maneggevole del primo e con lo stesso scopo, agganciarsi alle rocce. «Più utile ed agevole di una piccozza» spiega Facchin. Ammette di non aver trovato interesse per la sua invenzione neanche negli alpinisti, ma questo certo non lo ferma.
La sua casa di via Rivabella a Belluno è un laboratorio e nello stesso tempo una galleria d'arte. All'ingresso c'è una delle sue prime sculture, in pietra di Sala di Lamon, che raffigura il padre. Poi ci sono i volti neri realizzati in pietra lavica trovata in una cava nella valle di San Lucano. Oppure le medaglie per le visite ufficiali del Papa in varie parti del mondo. O la copia della grande opera che si trova nella chiesa di Mussoi e che ricorda la ritirata dalla Russia, che lo vide protagonista.
Ritornò dalla Russia l'11 maggio 1943, l'8 settembre era a Milano e venne mandato dal Comandante di piazza a fermare una colonna tedesca: «Con me c’erano dodici uomini». Loro invece avevano i tank. Rimase ostaggio dei tedeschi per ore, poi venne rilasciato. Poco tempo tutti si diedero alla fuga per non essere fatti prigionieri dai tedeschi. Massimo Facchin si nascose a Lamon, nella sua casa, poi in località Gial, dove monsignor Antonio Slongo aveva riunito molti uomini. Poi fu insegnante ad Arina, sempre durante la guerra.
Negli anni successivi, tanto insegnamento e poi l’arte. Ha realizzato molti monumenti e sculture, negli ultimi anni anche tanta pittura. A 99 anni è ancora una fucina di idee e di progetti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi