Bonello: «L’arco sarà l’ago della bilancia»

FELTRE. Port’Oria ha l’aquila nel cuore e vuole scrollarsi il gufo dalle spalle, cercando la liberazione dal titolo più odioso: essere la “nonna”, quella che non vince da più tempo (l’ultimo successo è del 2007).
«L’anno scorso abbiamo assestato il consiglio e un po’ anche la testa, quest’anno ci proviamo». Lancia la sfida il presidente giallonero Luca Bonello, al secondo anno alla guida del quartiere che vuole riaccendere «quel senso di appartenenza e orgoglio al nostro araldo», caratteristica che è l’anima di Port’Oria, contrada che da sempre sente in modo particolare la necessità di coinvolgere la propria popolazione. Forse anche per andare a colmare il gap che l’ha sempre visto definire il quartiere povero.
«Pur essendo il quartiere un po’ più svantaggiato perché meno popolato, abbiamo sempre combattuto con tutto quello che avevamo. Il nostro spirito è quello di lottare e non essere inferiori a nessuno. Siamo il quartiere che fa le battaglie», sottolinea Bonello. «Adesso c’è il titolo della “nonna” da scrollarsi di dosso. È da otto anni che non vinciamo, è un peso, che però fa anche alzare il livello della grinta durante le gare». Pensando a quelle, «siamo competitivi», afferma il presidente dell’Aquila bicipite, che è anche atleta del tiro alla fune. «L’arco sarà l’ago della bilancia, la staffetta è agguerrita, la fune sarà con atleti tutti interni, me compreso, e la volontà è di combattere fino all’ultimo centimetro di corda. Poi come sempre la corsa dei cavalli sarà decisiva».
«Quello che l’anno scorso abbiamo pensato e basta, vogliamo metterlo in pratica e arriviamo al Palio con una testa molto diversa, con l’idea che possiamo essere lì a infastidire tutti. Gli altri quartieri iniziano a chiacchierare su di noi e possiamo essere l’outsider. Come sempre il Palio è una cosa a sé stante, non è una competizione comune per il clima che ci sta dietro».
Da presidente-atleta, «capisco le fatiche che fanno gli atleti per arrivare preparati al Palio e questo fa anche da sprono, come presidente, a preparare ancora meglio le cose».
Dopo la prima esperienza del 2014, «la fatica e l’impegno sono gli stessi, però se il primo anno ho avuto la tendenza a fare il più possibile in prima persona per paura di sbagliare, quest’anno ho avuto la possibilità di delegare degli incarichi e di concentrarmi di più sulle gare, con maggiore coscienza di causa. Ho le idee più chiare», spiega Bonello.
«Per esempio Andrea Pauletti sta facendo un lavoro eccezionale per la cena, che è il momento in cui i contradaioli si ritrovano e viene fuori il clima del Palio. Vivo la manifestazione da 15 anni, però da presidente hai un occhio diverso e la testa è molto diversa dall’anno scorso».
Raffaele Scottini
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