Bollette dell’acqua più care in provincia di Belluno: aumenti del 3%

L’aumento delle bollette dell’acqua congelato nel 2021 sarà applicato il prossimo anno. Le fatture cresceranno del 3% per tutte le categorie (utenze domestiche e non domestiche), perché il gestore del servizio idrico integrato (Bim Gsp) ha chiesto di applicare quell’aumento di circa 800 mila euro che i sindaci gli avevano chiesto di congelare nel pieno della pandemia Covid. La cifra, però, sarà poi “restituita” agli utenti con una sorta di sconto di 80 mila euro all’anno per il periodo 2024/2033.
Proprio sul nodo degli ormai famosi 800 mila euro si è sviluppata una lunga e a tratti vivace discussione nell’assemblea di ieri pomeriggio in Sala Bianchi.
La tariffa
Prima i numeri. Nel 2022 la tariffa dell’acqua rimarrà quella che i bellunesi hanno pagato fino ad oggi. Nel 2023 crescerà del 3%. Dovrebbe calare del 3,2% nel 2024 (ma le proiezioni sono al netto dell’inflazione), per poi riprendere a salire in maniera costante dal 2025 al 2033, per andare a finanziare il corposo piano degli investimenti previsto da Gsp. Per legge, infatti, tutti i costi del servizio idrico (dalla depurazione alla fognatura, dai metri cubi consumati ai lavori sulla rete ai nuovi depuratori) devono essere finanziati con la tariffa che pagano cittadini e imprese.
Aumenti che erano stati sterilizzati dai sindaci nel 2020 e 2021. Nel 2022 la tariffa era schizzata al rialzo del 10,8%, nel 2023 crescerà di un ulteriore 3%. Totale +14,1% in due anni.
Detto del lieve (e improbabile) calo nel 2024, nel 2025 si prevede un aumento dell’8,4%. In quattro anni, quindi (2022-2025) i bellunesi pagheranno l’acqua quasi il 20% in più (+19,8%), al netto dell’inflazione e di tutte le variabili che possono modificare il quadro.
Il nodo degli 800mila euro
Vivace il dibattito in sala, con al tavolo del comitato di gestione per l’ultima volta l’ex sindaco di Lamon Ornella Noventa (ieri sostituita dal sindaco di Arsiè Luca Strappazzon). Pochi i sindaci presenti: solo 27 su 59. «Alcune assenze credo siano strategiche», ha detto il primo cittadino di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin, ricordando quanto successe dieci anni fa quando scoppiò il caso del buco milionario e i sindaci si trovarono a votare un aumento del 30% della tariffa per salvare la società.
Il CdB si è rivolto all’università di Ferrara per chiarire il nodo degli 800 mila euro che Gsp prima chiede agli utenti con l’aumento tariffario, poi restituirà in dieci anni a tranche di 80 mila l’anno. “Non aver applicato l’addizionale nel 2021 non comporta recuperi automatici nel 2023”, la sentenza. Ma i sindaci hanno votato il bilancio di Gsp in cui quegli 800 mila euro sono previsti. Tornare indietro adesso sarebbe assai complicato.
«Non ce l’ho con Gsp, ma manca chiarezza su alcuni passaggi», ha detto Mattia Gosetti (Cibiana). «Manca chiarezza fra noi e noi in pratica. Mi asterrò dal votare qualsiasi provvedimento fino a quando non siederanno allo stesso tavolo tutte le persone che devono parlarsi». Ovvero Gsp e consiglio di Bacino, controllati e controllori. «Mi rifiuto di giocare per una squadra o per l’altra». Perplesso anche De Bernardin, per le stesse ragioni. L’aumento tariffario è quindi passato con le astensioni dei sindaci di Lamon, Fonzaso, Sospirolo, Cibiana, Cencenighe e Rocca Pietore.
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