Bertelle: «Non si rubi l’acqua al Piave»

FELTRE. «Al Piave non si può rubare nemmeno un bicchiere d’acqua». Lo ha detto, in diretta televisiva su RaiUno, nel corso della trasmissione “Fa’ la cosa giusta”, Aldo Bertelle, direttore della comunità di Villa San Francesco, raccontando la storia e le attività a sostegno dei minori in difficoltà. Minori che sono stati accompagnati recentemente alle sorgenti del Piave ed è lassù, ai piedi del monte Peralba, che i ragazzi hanno raccolto un’ampolla dell’acqua del fiume sacro, ma restituendo subito un bicchiere delle 800 acque da tutto il mondo conservate al museo dei sogni e della memoria, alla cooperativa Arcobaleno di Feltre.
Nessun furto d’acqua al Piave, anche se apparentemente legalizzato: questo il messaggio della comunità di Facen attraverso mammaRai. È da riflettere sulla capacità di questa realtà, ritenuta marginale e periferica, di raccontare le terre alte con il senso della vita che vi si sviluppa.
Attraverso Bertelle ed i suoi ragazzi il Bellunese ed il Feltrino in particolare hanno riscontrato, in una quindicina d’anni, ben 1420 servizi giornalisti sulla carta stampata di tutto il mondo, distribuiti in 320 testate. Da aggiungere le 71 televisioni, italiane e straniere, che hanno dedicato centinaia di reportage, in qualche caso dirette, come quest’ultima di ben 7 minuti, aperta dai “Ri-cercatori di senso” che il mese scorso sono saliti in tre località diverse delle Dolomiti per interrogarsi sui temi centrali dell’esistenza e nella puntata a Sappada, presso le Sorgenti del Piave, hanno parlato di Dante e dell’acqua da tutelare, come bene comune.
Un evidente messaggio fra le righe, se si vuole anche politico; resta il fatto che Bertelle ed i suoi riescono a farsi ben volere da tutti, Lega Nord compresa. «Se siamo ricercatori di senso, detestiamo le polemicucce e ci adoperiamo, invece, per mettere insieme il meglio della nostra società bellunese, che non arriva da una parte sola». All’Arcobaleno, ad esempio, il “cafffè” si scrive con tre effe che stanno per: fumante, fraterno e fecondo. E non soltanto perché si tratta di un prodotto equo solidale, ma perché sorseggiare il cafffè è diventato, in comunità, un rito liberatorio: di nuove relazioni.
Non poteva mancare, nella diretta Rai, il riferimento allo sport e al calcio in particolare. Bertelle e i suoi hanno amicizie autorevoli che spaziano dal calcio al ciclismo. Però alla recente festa del volontariato la comunità ha accolto una squadra di disabili che disputa competizioni nazionali. «I limiti, in questo caso, aprono a nuove prospettive, appunto di vita», ha teorizzato Bertelle.
In due settimane, la comunità, il Feltrino ed il Bellunese sono comparsi una mezza dozzina di volte sulle reti nazionali: dicendo ovviamente il meglio di questa provincia. «Sappiamo che la riconoscenza c’è tutta, anche – ammette Bertelle – se non sempre puntualmente palesata da chi dovrebbe».
Francesco Dal Mas
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi