Belluno: spara al rivale in amore, Angelo Calatafimi è ancora in fuga
L'uomo è scappato dopo aver colpito alle gambe il feltrino Ivo Facchin durante una lite per gelosia in un pub

Angelo Calatafimi in una foto tratta da Facebook
MEL. La sua Pajero grigia è stata ritrovata nel pomeriggio in piazza a Trichiana, ma di lui nessuna traccia. Come volatilizzato nel nulla, probabilmente ospite di qualche amico.
di lunedì sera - al pub Casa rossa di Mel - Angelo Calatafimi si è dato alla macchia. Con sé ha portato il movente di un gesto tutto da ricostruire. La vittima, Ivo Facchin, è stato ricoverato a Treviso. Una sparatoria nel cuore della Valbelluna non è certo affare di tutti i giorni, come non è affare da tutti i giorni - almeno tra le tranquille Dolomiti - dare la caccia ad un uomo armato, soprannominato "Lillo o' Pazzo". Ieri carabinieri e squadra mobile non hanno smesso nemmeno un secondo di cercare l'uomo, arrivato in provincia di Belluno nel lontano 1978 sulla base di un soggiorno obbligatorio. Una misura di polizia che si era resa necessaria vista la vicinanza del calabrese con la malavita organizzata. Tutta acqua passata o quasi, fino all'epilogo di lunedì sera quando qualcosa deve avere rotto quel fragile equilibrio tra normalità e illegalità. Sono da poco passate le nove di sera quando l'uomo arriva al pub Casa Rossa in via Tempietto a Mel. Con lui - a bordo della Pajero - c'è una ragazzina di quindici anni. E' la figlia della sua ex convivente nonché titolare del locale, una quarantenne dell'Est, Irina Robio. Stando a una prima ricostruzione i due entrano nel pub, dove oltre alla donna ci sono due-tre avventori e un uomo feltrino di 57 anni. Si tratta di Ivo Facchin, un ingegnere che negli ultimi mesi proprio con la Robio avrebbe cominciato una relazione sentimentale. Tra i due uomini nasce un alterco. Forse una parola di troppo. Forse la gelosia. I toni si fanno sempre più accesi finché il calabrese estrae una pistola calibro 765 e spara alle gambe dell'uomo. Vengono esplosi sette colpi: tre raggiungono il feltrino, gli altri finiscono a ridosso dell'entrata del locale, dove i due uomini - nella concitazione - si erano portati. Non è da escludere che lo stesso Facchin stesse tentando di guadagnare l'uscita per fuggire alla vista dell'arma. Il feltrino cade a terra, mentre Calatafimi richiama la quindicenne, che al momento della sparatoria sembra si trovasse in un altro ambiente del locale. Forse nemmeno lei sa cosa sia realmente successo tra i due cinquantenni. L'uomo e la ragazza risalgono sul Pajero grigio e mettono in moto. Calatafimi porta la minorenne da alcuni conoscenti di fiducia. E' a loro che consegna la ragazzina, studentessa a Belluno. E' qui che comincia la sua fuga, lontano dal pub, ma soprattutto lontano dalle pattuglie e dalle gazzelle di carabinieri e polizia. Sul posto, infatti, arriva una task-force di uomini e mezzi che anche ieri si è mossa in simbiosi. Per tutto il giorno infatti la Valbelluna e i suoi dintorni sono stati passati a setaccio finché la jeep non è stata trovata in piazza a Trichiana. Parcheggiata normalmente, ma soprattutto senza nessun messaggio al suo interno. Improbabile quindi che il calabrese si trovi in qualche località sperduta fuori provincia. Molto più probabile, invece, che abbia chiesto ospitalità a qualche amico fidato in attesa di chiarirsi le idee. Qualcuno ieri ha pensato anche a un gesto estremo ma chi conosce bene Calatafimi lo esclude: «Ha una personalità forte», dicono, «non farebbe mai una cosa del genere». Sono buone invece le condizioni di Facchin che - dopo il ricovero a Feltre - è stato portato a Treviso, dove i medici stanno valutando se sottoporlo a intervento chirurgico.
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