Belluno, settore della moda in crisi: a rischio il 30 per cento dei negozi

È la previsione del presidente della categoria abbigliamento Vittorio Zampieri: «Se il commercio non ripartirà a breve, diverse attività potrebbero chiudere»

BELLUNO. Boom di acquisti nei primi due giorni di riapertura dei negozi nel Bellunese. Peccato che dopo l’atmosfera frenetica si sia bruscamente ridimensionata.

E ora il clima è molto tranquillo.

A fare un primo bilancio della situazione del settore abbigliamento, è il presidente di Federmoda Belluno, Vittorio Zampieri. «Il Coronavirus ha cambiato le abitudini delle persone», commenta. E poi passa ad analizzare questi nuovi comportamenti. «I bellunesi i primi giorni si sono riversati nei negozi, perché avevano necessità di acquistare alcuni capi di abbigliamento per il passaggio dall’inverno alla primavera inoltrata. La loro, quindi, è stata una scelta dettata dalla necessità. Il momento, invece, è critico, vista la carenza di lavoro che obbliga molte persone a casa in cassa integrazione. In questa situazione, sono sempre di più coloro che fanno attenzione a come spendere i soldi».

«Avere dei risparmi da parte», prosegue ancora Zampieri, «in periodo di crisi e di lockdown si è dimostrato molto importante per tirare avanti».

Una cosa è certa: sarà difficile risollevare la situazione critica in cui versa il commercio dell’abbigliamento. «Se qualcosa non cambia, temo che il 30% dei negozi di moda potrebbe non farcela ad arrivare alla fine dell’anno», dice il presidente del sindacato di categoria. «E il problema è che il rilancio sarà lento: ci vorranno dai tre ai cinque anni per ritornare al periodo pre-Covid, a quella sorta di tranquillità che c’era prima del 21 febbraio».

Il presidente Zampieri non nega di essere molto preoccupato per il futuro del comparto. E alla domanda sulle conseguenze di un eventuale ritorno autunnale della pandemia, risponde secco: «Non vogliamo neanche pensarci. Per noi sarebbe la morte».

Intanto, a livello nazionale, capendo la situazione di estrema difficoltà in cui versa il commercio, si è pensato di posticipare l’avvio dei saldi: «È stata una scelta importantissima», dice il referente di Confcommercio Belluno, «perché così si dà la possibilità a chi ha un negozio di moda di avviare fin da subito, in deroga alla norma nazionale, anche le vendite promozionali, che serviranno ad attirare le persone e quindi a far ripartire l’economia».

«Ci auguriamo», conclude Vittorio Zampieri, «che tutta la cittadinanza, dopo quanto è accaduto in questi mesi di isolamento e di chiusure, decida di sostenere il commercio di vicinato. C’è il rischio concreto di decretare la morte civile di splendidi borghi, di città, vallate e dell’intero mondo produttivo del territorio provinciale. Dobbiamo renderci conto che i nostri piccoli negozi sono importantissimi per la tenuta e la sopravvivenza della nostra provincia, già così provata dallo spopolamento e ora dalla crisi che seguirà la pandemia».

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