Belluno, chiude la Tipografia Piave: verrà messa in liquidazione

La direzione sta lavorando per cercare di ricollocare i sei lavoratori dell’azienda Il primo torchio da stampa è del 1863. Bortolot: «Una perdita gravissima»

Francesco Dal Mas / Belluno

Chi non conosce la Tipografia Piave? L’azienda ha segnato un’epoca nell’editoria e nella stamperia delle Dolomiti. Ma don Diego Bardin, vicario episcopale per i beni culturali della diocesi di Belluno Feltre, si è trovato nella dolorosa condizione di dover annunciare che l’azienda è in liquidazione.

La video lettura, la crisi dell’editoria classica, le differenti modalità di comunicazione anche nell’ambito della pastorale parrocchiale e associativa, hanno segnato in questi ultimi anni la crescente crisi della tipografia, per cui nei prossimi mesi cesserà l’attività. Mezza dozzina circa i collaboratori, alcuni se n’erano già andati.

In questa fase, la direzione della tipografia, fa sapere ancora la diocesi, si è preoccupata innanzitutto dei dipendenti e sta cercando di aiutarli ad inserirsi in altre aziende. Nel contempo sta studiando alcune proposte da fare alla Diocesi per il proseguo dei servizi agli Uffici pastorali e alle Parrocchie.

Nata per offrire un servizio alla Diocesi (Parrocchie, Enti diocesani, Associazioni e Movimenti ecclesiali), la tipografia nel tempo ha allargato il proprio settore di attività e si è proposta con i propri servizi anche al di fuori dei confini provinciali, in particolare attraverso il proprio marchio editoriale “TiPi Edizioni” che ha portato alla stampa di Collane quali “Tracce Scout”, “Nova et Vetera”, “Presbiterio”, “Polvere” e altre.

Malgrado i tentativi di ampliare la tipologia dei propri servizi, l’unica prospettiva che si è materializzata per l’azienda è stata quella della chiusura.

La Tipografia Piave ha una lunga tradizione; il suo primo torchio da stampa è del 1863. Cambiando più volte denominazione e sede, ha vissuto in prima linea tutte le profonde trasformazioni dell’arte tipografica: dalla composizione a mano con i caratteri mobili a quella “a caldo” col piombo, dall’introduzione della stampa offset fino alle più moderne tecnologie informatiche.

«La chiusura è una perdita gravissima, anche sul piano culturale, oltre che economico e sociale», sottolinea Renzo Bortolot, presidente della Magnifica Comunità del Cadore, «ricordo che le maestre ci portavano in visita alla tipografia da bambini, perché si trattava di un laboratorio perfino educativo».

La Magnifica stampa in quella sede “Il Cadore”, per cui dovrà cercarsi un altro stampatore. Il primo cliente della Piave” era L’Amico del Popolo, che però da una decina d’anni stampava altrove, in rotativa. —

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