Pelmo d’Oro: ecco i sei vincitori del 2025
A Diego Vellai il premio per l’alpinista in attività, ai fratelli Coubal per la carriera alpinistica, a Fontanive la “cultura alpina”. Premi speciali a De Sandre, De Eccher e Chiamulera. La cerimonia di premiazione il 26 luglio a Calalzo.

Gli alpinisti Diego Vellai, Michal e Miroslav Coubal e lo studioso Giorgio Fontanive sono i vincitori del premio Pelmo d’oro 2025. Premi speciali saranno consegnati a Riccarda de Eccher, Alfio De Sandre e Francesco Chiamulera. Saranno loro i protagonisti della cerimonia in programma sabato 26 luglio a Calalzo di Cadore: così ha deciso la giuria del premio, composta dai rappresentanti della Casa Comune, dal Presidente della Provincia di Belluno e dal Presidente del Consorzio Bim Piave. Ecco chi sono i premiati
A Diego Dellai – Premio per l’Alpinismo in attività
“Alpinista di talento su roccia e su ghiaccio, capace, fra l’altro, di scrivere due importanti pagine di storia alpinistica sulla parete nord dell’Agner senza venir meno ai valori più nobili dell'alpinismo tradizionale”.

Così recita la motivazione del premio per Diego Dellai, nato a Tonezza del Cimone il 14 giugno 1990. Fin dalla gioventù frequenta le Dolomiti durante le vacanze con i genitori, ma saranno gli studi presso l’Istituto Minerario di Agordo a metterlo in contatto con la storia e le pareti di alcune delle montagne più importanti della sua vita alpinistica; Agner, Pale di San Lucano, Moiazza, Civetta. Nel 2010 entra a far parte dello storico gruppo di alpinisti, che promuove l’arrampicata sulle pareti e le falesie dell’alto vicentino, denominato “Gruppo roccia 4 Gatti”. Nello stesso periodo si unisce alle file del Soccorso Alpino della Stazione di Arsiè, di Belluno dal 2022, seguendo un percorso che lo porterà a diventare Istruttore Regionale e Tecnico di Elisoccorso presso la base di Pieve di Cadore. Il 2020 è l'anno in cui scrive a quattro mani con Marco Toldo, suo importante compagno di cordata, “Val d’Astico Verticale”, una guida che promuove luoghi finora poco valorizzati, che a unisce relazioni tecniche importanti cenni storici. Nello stesso anno diviene Guida Alpina, facendo della propria vocazione anche una professione.
Tra le nuove vie di rilievo per impegno tecnico, a buon diritto entrate nella storia dell’alpinismo dolomitico, figurano due direttrici sull’Agner, Diretta 4 gatti e Ultima Perla, l’una estiva e l’altra invernale. A queste vanno aggiunte, sempre di notevole impegno, cinque nuove salite nel nord dell’Etiopia, Piano Beta alla Cima di Nali, Il Ghiro la pianta e mi e La vida loca in Val d’Astico, Vacanze partigiane al Cimoncello, Prigionieri dei sogni in Campolongo, Uomo bianco fermati al Bostèl e Variante mughicida al M. Spitz.
Michal e Miroslav Coubal - Carriera alpinistica
"A cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, seguendo la tradizione dell’arrampicata acquisita in patria e sulle torri di arenaria della Boemia e della Sassonia”, si legge nella motivazione, “hanno aperto una serie di prime salite in arrampicata libera su molte pareti delle Dolomiti e delle Alpi. Itinerari severi e difficili e, all’epoca, davvero avveniristici per le difficoltà affrontate che, ancor oggi, sono poco ripetuti e rimasti misteriosi; alcuni di essi sono tutt’oggi banco di prova per i più forti alpinisti attuali”.

Miroslav (classe 1958) e Michal Coubal (classe 1961) sono due fratelli cecoslovacchi che intorno agli anni Ottanta e Novanta hanno arrampicato insieme formando una cordata fissa ed affiatata. Iniziano insieme l’attività sportiva praticando l’attività speleologica. Prima della caduta del muro di Berlino agli alpinisti che erano fuori della logica delle spedizioni nazionali promosse dall’allora Governo cecoslovacco era vietato l’espatrio nei paesi occidentali. Non rimaneva quindi che restare all’interno dei confini nazionali oppure muoversi all’interno del blocco dei paesi dell’est. Il gruppo montuoso degli Alti Tatra e le Torri di arenaria della Boemia e della Sassonia in Germania diventano quindi i loro luoghi privilegiati, dove quasi ogni fine settimana si recano per arrampicare. Le pareti presenti in questa zona non sono certamente paragonabili come dimensioni alle montagne delle Alpi, ma l’arrampicata che vi viene praticata non si può certo definire sportiva: seguendo una severa etica di salvaguardia delle rocce, le ascensioni sono effettuate esclusivamente in libera e dal “basso”, gli ancoraggi presenti sono spesso distanti l’uno dall’altro e vige il divieto di usare la magnesite per evitare l’usura degli appigli. Riescono in questi primi anni di attività ad aprire itinerari in libera con un livello all’epoca davvero molto severo (grado Xb sassone, odierno IX° grado UIAA).
Solo nel 1983 riescono ad intraprendere un viaggio “clandestino” all’estero visitando per la prima volta le Dolomiti e in particolare le Tre Cime di Lavaredo e rimanendo incantati dalla bellezza del paesaggio, delle montagne e dalle straordinarie qualità e varietà delle salite di arrampicata presenti. Anche la grandiosità della Valle di San Lucano in Agordino affascina i due fratelli Coubal dove ritorneranno per aprire due grandiosi e selvaggi itinerari.
Dopo il cambiamento della situazione politica in Europa i viaggi nelle Dolomiti e sulle Alpi diventano più frequenti. Molto rilevanti anche le salite effettuate nelle Alpi Bernesi in Svizzera: sulla tremenda parete dell’Eiger, sulla Jungfrau e sulla grandiosa parete dello Scheideggwetterhorn.
Lo stile di apertura dei due fratelli Coubal è piuttosto minimalista, ponendo particolare attenzione alla salvaguardia delle pareti e al rispetto della tradizione alpinistica locale. Purtroppo in tempi recenti alcune salite moderne, con poco garbo, si sono sovrapposte a tratti delle loro vie modificando l’impegno complessivo degli itinerari originali. Intorno agli anni Novanta Miroslav si è lentamente allontanato dal mondo dell’arrampicata, privilegiando altri aspetti della propria vita, mentre il fratello Michal continua il suo alpinismo principalmente assieme alla figlia Anna.
Giorgio Fontanive – Premio Cultura alpina
Nella motivazione del premio si legge: “Ha condensato il suo impegno particolarmente sulle Dolomiti agordine e lo ha concretizzato in un lavoro puntuale e coinvolgente di valorizzazione alpinistica, storica, antropica e scientifica del territorio. Autore appassionato e appassionante, ha saputo raccontare e divulgare l’anima più autentica dei monti di Agordo riuscendo, nei suoi scritti, a dipingerne l’intima essenza attraverso quella discrezione e quell’umiltà che sono il tratto distintivo peculiare della gente che li abita”.

Perito minerario e giornalista, uomo di grande disponibilità e di raffinata cultura, Giorgio Fontanive nasce a Masarè di Rocca Pietore il 3 luglio 1953. Diplomatosi Tecnico Minerario all’Istituto “Follador” di Agordo nel 1972, svolge la sua attività lavorativa nel settore geologico della ricerca idrocarburi in Europa, Medio Oriente, Nord Africa, intraprendendo percorsi esplorativi anche di assoluta valenza, come nel caso del ritrovamento del livello d’estinzione dei dinosauri.
Nel contempo, ed in special modo dalla fine degli anni ’80, si dedica con passione e metodo al capillare approfondimento della conoscenza del territorio agordino. Nascono così tutta una serie di libri di alto pregio e di estratti a carattere storico-geografico, molti articoli sui quotidiani della provincia di Belluno e sul settimanale “L’Amico del Popolo”, un centinaio di articoli monografici apparsi -anche in attualità, nei più recenti numeri- sulle prestigiose riviste “Le Dolomiti Bellunesi”, “Le Alpi Venete”, “Dolomiti”, “Aquile in Guerra”, sul mensile tedesco “Berge” e, non ultimi, sui periodici nazionali del Club Alpino Italiano, unitamente a varie collaborazioni con testate locali come “Echi di Agordo” e “Comunità” di Taibon, con argomenti storici, alpinistici e di attualità. Iscritto al Club Alpino Italiano dal 1974, ha ricoperto la carica di Presidente della Sezione Agordina dal 2000 al 2006.
Come ama ripetere, ha praticato l’arrampicata senza eccedere, preferendo la ripetizione di itinerari classici “di casa” ma anche frequentando luoghi remoti a scopo esplorativo e raggiungendo mete misconosciute minori che ha salito identificandole con nuova toponomastica: ad esempio la Torre Taibon nei Cantoni di Pelsa in Civetta, il Gendarme della Pegolèra sui Monti del Sole, il Campanile dei Baranci nei pressi del Sas di San Martin nel canale di Agordo.
Alfio De Sandre - Premio Giuliano De Marchi
“La sua vita, dedicata alla cura, prevenzione e percorso di consapevolezza delle dipendenze nelle comunità bellunesi, è interpretazione esemplare dei valori di solidarietà, prossimità e umanità che il Premio Giuliano De Marchi intende onorare. Con il suo approccio innovativo e profondamente umano ha saputo creare una rete di sostegno estesa, con percorsi di salute, formazione e ascolto. La sua instancabile dedizione lo rende testimone autentico di quei valori universali che le terre alte custodiscono”.

Il dottor Alfio De Sandre è una figura di riferimento a livello nazionale nel campo dell’alcologia, da sempre impegnato in prima linea nella cura, nella prevenzione e nel contrasto alle dipendenze da alcol, con un approccio basato su scienza, ascolto e vicinanza umana. Nelle Dolomiti bellunesi ha fondato e diretto per decenni il Centro di Alcologia di Auronzo di Cadore, trasformandolo in un punto di riferimento per l’intero territorio e non solo. Sotto la sua guida, il centro ha costruito nel tempo una rete di supporto territoriale, coinvolgendo famiglie, scuole, amministrazioni comunali e operatori sanitari, offrendo una risposta concreta a un fenomeno tanto diffuso quanto spesso silenzioso. Il modello De Sandre ha messo al centro la persona nella sua interezza, trattando la dipendenza come una malattia che va compresa nel contesto familiare e sociale, superando il solo trattamento farmacologico. Grazie al suo impegno e alla sua visione, il centro è diventato un laboratorio di umanità, formazione e prevenzione.
Oggi, pur essendo in pensione, ha scelto di rimettersi al servizio della comunità: con la recente riapertura del Centro di Alcologia di Auronzo di Cadore, il dottor De Sandre ha risposto con generosità, tornando a collaborare attivamente con l’Ulss 1 Dolomiti, mettendo ancora una volta a disposizione la sua competenza e la sua straordinaria esperienza.
Riccarda de Eccher – Premio Dolomiti Unesco
“Ha scalato le cime delle montagne con spirito esplorativo e attraverso il linguaggio artistico continua a cercare e a rappresentare la forza delle rocce, la delicatezza e i contrasti cromatici dei paesaggi che rendono uniche le Dolomiti, comunicando in questo modo gli Eccezionali Valori Universali che ne hanno motivato l’iscrizione nell’Elenco del Patrimonio Mondiale; alla ricerca estetica accompagna lo sforzo etico di un costante richiamo all’importanza della conservazione dell’ambiente montano”.

Riccarda de Eccher è una figura che incarna l'essenza dell'esplorazione, sia fisica che artistica. Nata a Bolzano nel 1954, e cresciuta in Friuli dopo il trasferimento della famiglia trentina, ha conservato nel cuore l’impronta profonda delle Dolomiti, alimentando fin da giovane un legame viscerale con la montagna.La passione per l’alpinismo sbocciò intorno ai diciotto anni, nella vivace comunità alpinistica triestina degli anni Settanta. Da quel momento, Riccarda affrontò alcune delle salite più impegnative delle Dolomiti, spinta da una tenacia e da una dedizione che l’hanno portata a misurarsi con le pareti più iconiche del paesaggio dolomitico.
Nel suo palmarès figurano oltre ottanta salite e quattro vie nuove. Solo per citarne alcune: lo Spigolo Giallo alla Cima Piccola di Lavaredo, la Bhul alla Cima Canali, la Tissi alla Torre Trieste in cordata con Tiziana Weiss, la Andrich alla Torre Venezia. Micheluzzi e Schubert al Ciavazes, Shober Leinl al Pan Di Zucchero, via Preuss al Campanil Basso, Eisenstecken alla Roda de Vael, via Messner al Castello della Busazza, via Vinatzer al Sass de le Luesa, Via Deye Peters alla Madre dei Camosci.
Ha partecipato anche a spedizioni extraeuropee –Annapurna III nel 1977 e Everest nel 1980 – dimostrando non solo grande capacità tecnica ma anche spirito di avventura e adattabilità a contesti estremi. Tuttavia, la sua carriera alpinistica fu anche segnata da momenti di profondo dolore, con la perdita di amici e compagni di cordata, eventi che l’hanno portata a prendere le distanze dalle scalate attive. In età matura, Riccarda ha trovato nella pittura una nuova forma per esprimere il suo amore per la montagna.
Oggi vive tra Udine e Long Island, New York, portando con sé un ricco bagaglio di esperienze che intrecciano l’alpinismo e l’arte. La sua storia rappresenta un raro esempio di come una passione autentica possa evolversi, trasformarsi e continuare a nutrire lo spirito anche quando le vie cambiano.
Francesco Chiamulera – Premio Provincia di Belluno
“Per aver valorizzato la montagna come luogo di dialogo e di pensiero, pura incarnazione di bellezza. Attraverso la rassegna “Una montagna di libri” ha promosso, con un respiro internazionale, l’identità delle Dolomiti bellunesi, facendone un luogo di incontro cosmopolita; con “Accadde a Cortina” ha ideato il primo museo diffuso della letteratura delle Dolomiti. Eccellente esempio, per le giovani generazioni e non solo, di come le radici locali, irrobustendosi, possono incontrare il mondo senza mai dimenticare le storie e i volti di chi abita i monti”.

Francesco Chiamulera nasce a Belluno nel 1985. Di famiglia ampezzana, cresce nella Conca e compie gli studi primari e secondari a Cortina e in Cadore. Storico. Ma anche scrittore, giornalista, saggista, organizzatore di eventi letterari, intellettuale, è pofondamente innamorato della sua terra natia, della sua storia, delle sue tradizioni e della sua gente. Tanto da intuire che la realtà locale non solo non è bellezza da sciupare o da confinare nelle aride ragioni dell’economia ma costituisce un autentico tesoro da tramandarsi di generazione in generazione. La “grande storia” e la “grande cultura” incontrano, sui monti, la storia e la cultura locale; ne deriva un autentico crogiolo a beneficio della popolazione locale, in primo luogo dei giovani. Chiamulera ne è l’interprete, il mediatore, il valorizzatore. Nascono così l’associazione Una Montagna di Cultura, gli eventi Una Montagna di Libri e Una Collina di Libri, il Premio Cortina d’Ampezzo, il Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo e, non ultimo, Accadde a Cortina, il primo museo diffuso della letteratura delle Dolomiti.
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