Belluno Alpina: copiate l’Emilia Romagna per gli aiuti ai montanari

BELLUNO

«Per aiutare la montagna non serve l’autonomia, basta la volontà».

L’associazione Belluno Alpina riporta l’esempio dell’Emilia Romagna, che per far fronte alla crisi ha disposto il taglio dell’Irap per i lavoratori nelle aree montane e contributi a fondo perduto per l’acquisto o la ristrutturazione di immobili nei comuni di montagna, per un totale di 23 milioni di euro.

«Non parliamo dei soliti Trentino o Friuli, questo dimostra che se si vuole aiutare la montagna lo si può fare senza poteri speciali o emergenze», sottolinea il presidente dell’associazione, Gimmy Dal Farra, «ormai siamo circondati da regioni che attuano politiche concrete contro lo spopolamento della montagna mentre noi che siamo una provincia interamente montana restiamo al palo. Noi che viviamo e lavoriamo sul territorio 365 giorni all’anno stiamo portando avanti il nostro progetto anti-spopolamento “Ronce 2020” che interessa il comprensorio Quantin - Nevegal - Ronce - Valmorel, e in questi giorni si è rafforzato il dialogo e il confronto con il presidente e il direttore del Gal Prealpi e Dolomiti per far sì che le linee guida del progetto vengano condivise, per uniformare le varie iniziative. Stiamo lavorando a un progetto articolato, che va da aiuti per le ristrutturazioni al supporto ai negozi di vicinato e al bar del paese, ma intanto serve concretizzare con urgenza azioni per i residenti, come un sostegno economico per mantenere la pulizia dei prati e dei boschi».

Il pensiero dell’associazione, poi, va anche ai lavoratori del territorio: «Le partite Iva in montagna in qualsiasi settore sono sempre in balia del tempo, e hanno variabili enormi a seconda di quanti turisti arrivano; in pianura e in città il passaggio di gente è diverso e gli incassi sono più lineari. Serve supporto per chi abita e tiene pulito il territorio: serve subito, e deve diventare strutturale», continua Dal Farra, «lo Stato deve riconoscere i problemi del territorio non solo sulla carta. Deve intervenire concretamente ed economicamente per dare a tutti noi che viviamo sopra i 600 metri di quota gli strumenti per vivere, senza pensare di paragonarci a chi vive in pianura e in città che può godere di tutt’altri servizi e vantaggi». —

f.r.

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