Belluno, 4 anni per bancarottaall'ex titolare dei bar Deon e Manin
Rodolfo Vittoria, 56 anni di Belluno, amministratore unico di “Rovigest”, la società che fino al maggio 2007 gestì i due noti locali del centro di Belluno, il “Deon” ed il “Manin", poi entrambi chiusi, non è riuscito a evitare la pesante condanna in aula nonostante l'appassionata autodifesa

BELLUNO.
Si è difeso davanti al giudice sostenendo che i soldi distratti dalle casse della società gli servivano per pagare (a basso prezzo) i suoi familiari che lavoravano nei due bar della sua gestione e per reinvestirli nella società. Nessuna distrazione a fini di lucro né tanto meno volontà di danneggiare i creditori.
Solo dedizione al lavoro e tanto sacrificio nella speranza di salvare l’azienda. L’auto vecchia di 18 anni con 850.000 chilometri, secondo il difensore l’avvocato Paolo Patelmo, ne sarebbe stata la prova. Ma la sua appassionata autodifesa non è servita a Rodolfo Vittoria, 56 anni di Belluno, amministratore unico di “Rovigest”, la società che fino al maggio 2007 gestì i due noti locali del centro di Belluno, il “Deon” ed il “Manin”, per evitare una condanna a 4 anni per bancarotta semplice e fraudolenta, così come richiesto dal pm in aula. Ora i creditori (tutelati dall’avvocato Massimo Moretti) dovranno ricorrere al giudizio civile per quantificare ed ottenere il risarcimento del danno.
Si è dunque conclusa con una pesante condanna in rito abbreviato (che sarà impugnata dalla difesa in Appello per “mancanza dell’elemento soggettivo”) la vicenda legata al fallimento della gestione dei due bar che per un’intera estate (tre anni fa), privò turisti e bellunesi dei punti di riferimento principali del centro storico. Alla procura della Repubblica erano serviti quasi due anni d’indagine per districarsi tra libri contabili, documentazione cartacea e fatture della passata gestione e venire a capo di quelli che inizialmente sembravano due oscuri sospetti. Sospetti che si erano concretizzati nella formulazione di due pesanti capi d’accusa nei confronti dell’amministratore unico della Rovigest. Primo: bancarotta fraudolenta perché avrebbe distratto una cospicua somma, pari a circa 720.000 euro, dalle casse sociali con prelievi ingiustificati. Secondo: perché, seppur consapevole delle difficoltà economiche e finanziarie che si stavano profilando già nel corso del 2001 (a giugno di quell’anno la perdita complessiva superava i 150 milioni di lire) Vittoria non avrebbe richiesto il fallimento della Rovigest, aggravando così irrimediabilmente il dissesto della società.
A determinare il fallimento era stata la richiesta dell’Inps, per il mancato versamento dei contributi dei dipendenti per un importo di circa 500.000 euro. Manin e Deon diventarono per un’intera estate stanze vuote in mezzo a una piazza desolata, tanto che l’amministrazione comunale appena insediata si prodigò in tanti modi, seppur senza trovare soluzioni valide, alla ricerca di un’alternativa che potesse sopperire alla chiusura dei due storici caffè. Vittoria, uno zoldano d’origine, prese in mano il Manin nel 1997 e due anni più tardi anche il Deon. Secondo le prime stime, dopo la dichiarazione formale di fallimento dei giudici del tribunale di Belluno, i debiti ammontavano ad oltre un milione e 100.000 euro tra banche, fornitori e contributi non pagati.
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