Assolto Ruggero Vanz non ci fu bancarotta

SEDICO. Ruggero Vanz è stato assolto dalle accuse di bancarotta semplice e fraudolenta, perché il fatto non sussiste. Con la sentenza di ieri, emessa dal collegio formato dai giudici Antonella Coniglio, Elisabetta Scolozzi e Cristina Cittolin, si è chiuso il processo per il fallimento della Vanz Costruzioni, una delle imprese edili storiche della Valbelluna. Nel fallimento hanno perso il lavoro circa trenta di dipendenti, ai quali vanno aggiunte le ditte fornitrici che gravitavano nel giro di affari della Vanz, ditte che hanno accusato il colpo in un periodo di crisi profonda per l’edilizia.
Come hanno rilevato gli stessi giudici nelle motivazioni contestuali alla sentenza, l’ipotesi accusatoria a carico di Vanz (difeso dall’avvocato Silvia Dolif dello studio Frate) si è basata interamente sulla relazione del curatore fallimentare, D’Incà, e in particolare nella redazione dell’ultimo bilancio della società nel 2010. A smontare il lavoro del curatore è stata il consulente tecnico della difesa, Paola Strazzer. Per i giudici quelle mosse dalla Strazzer sono state «censure fondate», in particolare per quanto riguarda i numeri del bilancio, con evidenti discrepanze tra le cifre indicate dal curatore e quelle reali emerse durante il dibattimento.
A questo si è aggiunto un comportamento in aula del curatore, definito poco attendibile dall’avvocato Dolif, per i numerosi «non ricordo» in relazione a questioni sostanziali, come l’ammontare dei crediti, tanto da affermare: «per il mio lavoro non era rilevante conoscere la composizione del credito», dei lavori in corso e del patrimonio immobiliare della Vanz. Ieri il curatore è anche stato messo a confronto con l’impiegata amministrativa in servizio alla Vanz fin dagli anni ’90, a proposito di una caparra da 12 mila euro consegnata attraverso un assegno intestato a Vanz Casa, inziché a Vanz srl. Un errore, non una distrazione dei fondi della società come sosteneva l’accusa, errore che i giudici hanno considerato credibile. Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Simone Marcon, Vanz avrebbe distratto circa 2,8 milioni a favore di Vanz Casa, l’immobiliare di riferimento dell’impresa edile, oltre ai 680 mila euro di finanziamento erogato ad un’altra immobiliare e mai restituiti. Il pm ha chiesto la condanna di Vanz a quattro anni.
Nelle sue conclusioni, invece, la difesa ha ricostruito le testimonianze e i documenti che sono riusciti a dimostrare che non ci furono distrazioni di capitale, nè condotte destabilizzanti ai danni dei creditori, ma soprattutto che i numeri dichiarati dal curatore nella perdita di esercizio erano sbagliati. Di fatto la Vanz, con 11,8 milioni di passivo e un patrimonio di 9,5 milioni cui andavano sommati i crediti, non era in una situazione tale da portare al fallimento.
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