Assolto per lo stupro della ex convivente

Pubblico ministero e avvocato difensore si sono trovati d’accordo «È stata una mancanza di entusiasmo più che di consenso»
Di Gigi Sosso
Il tribunale di Belluno
Il tribunale di Belluno

BELLUN O. Uno stupro da assoluzione. Perché il fatto non sussiste. Un bellunese è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale nei confronti dell’ex convivente. Dopo la sentenza del giudice Sergio Trentanovi, ascoltata accanto al difensore Antonio Prade, un abbraccio liberatorio e un sorriso molto significativo all’attuale moglie. Che era rimasta per tutto il tempo sulla tribunetta dell’aula Piero Pajardi. La discussione di una vicenda cominciata nel 2010 era partita dalla fine. Nella sua dettagliata requisitoria, il pubblico ministero Roberta Gallego aveva debuttato con la richiesta di assoluzione per l’imputato, perché l’accusa non reggeva proprio.

L’ex convivente l’ha denunciata con un certo ritardo (quasi sei mesi), rispetto a quella sera del 29 giugno 2010, ma questo può essere comprensibile, anzi può essere la regola, il discorso è che «era mancato l’entusiasmo più che il consenso». Parola del pm, che ha ricostruito quel rapporto sessuale consumato controvoglia dalla donna e in maniera forse un po’ troppo sbrigativa dall’uomo, che l’avrebbe trascinata in camera da letto, spogliata del pigiama e conosciuta biblicamente fino in fondo. Anche se lei non voleva e questo l’ha ripetuto cinque volte, nel corso di una drammatica deposizione, punteggiata da crisi di pianto. L’uomo non era stato per niente gentile, alla fine di quel rapporto, ma questo non costituisce reato.

Più grave il tentativo della parte offesa di anticipare ad aprile quella sofferta nottata, di sicuro il rapporto tra i due era ormai in crisi, tanto è vero che di lì a poco si lasceranno. Lui ha sempre ritenuto la denuncia querela come una sorta di vendetta consumata fredda, ma al di là delle opinioni ci sono le testimonianze di una psicologa e anche della figlia della donna, che ne hanno raccolto le dichiarazioni o le confidenze. La ragazza ha detto che che non c’era stata violenza, semmai la madre non aveva tanta voglia di avere un rapporto sessuale con il convivente di allora. Punto.

La parte civile, con l’avvocato Paolo Patelmo ha sostenuto una linea completamente diversa, arrivando a chiedere 100 mila euro di risarcimento danni e il difensore Prade non ha fatto una piega, cominciando col dire che il processo ha prodotto certezze e non dubbi. Almeno sei, a suo giudizio. Per esempio, dopo quella serata i due sono stati alcune volte a cena insieme, anche in ristoranti di un certo livello, senza dimenticare che era la donmna a cercare l’uomo, o con delle telefonate o con dei messaggini. Per farla breve, non c’è alcun accenno a una violenza. Assoluzione perché il fatto non sussiste. Un’oretta di camera di consiglio e la sentenza di assoluzione pronunciata dal giudice Trentanovi.

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