Assolto l’ex ad Ramella per il crac Acc Castro: «Vado avanti, vogliamo giustizia»

Il commissario straordinario pronto a ricorrere in appello: «Qualcuno dovrà dirci chi causò il dissesto da 450 milioni euro»



«Assolto perché il fatto non sussiste». Il gup Rodolfo Piccin ha scagionato Luca Amedeo Ramella, 63 anni, milanese, difeso dagli avvocati Luca Panella e Bruno Malattia, dalle accuse di bancarotta per il dissesto del Gruppo Acc compressors, di cui è stato presidente del cda e ad. Il processo è nato da un’imputazione coatta, dopo che la Procura generale della Corte d’appello di Trieste ha chiesto un supplemento d’indagine.

la difesa

Il pm ha concluso per l’assoluzione. Alle 13.30 il gup Piccin ha letto il dispositivo. «In una vicenda particolarmente complessa e all’esito di un confronto processuale serrato», ha commentato l’avvocato Bruno Malattia, «ha prevalso la lettura corretta e serena degli atti, evitando suggestioni ed equivoci. Siamo lieti che la correttezza della condotta tenuta dal dottor Ramella in situazioni obiettivamente difficili sia risultata esente da censura».

Il commissario castro

Il commissario straordinario di Acc Maurizio Castro, costituitosi parte civile (così come i sindacati dei lavoratori e la Regione Veneto), non ha nascosto la sua delusione: «Rimane ancora senza risposta una domanda di fondo: se è vero, infatti, che quello del Gruppo Acc è un dissesto da 450 milioni di euro, e se non ne è responsabile chi ha guidato l’azienda per conto dei fondi speculativi che la controllavano, chi è allora il responsabile d’un simile disastro? Dobbiamo credere che si sia trattato solo di sfortuna? Da manager, non ci credo, e non ci credono neanche i lavoratori, i sindacati, le istituzioni che si sono impegnate in un salvataggio drammatico». Castro ha ricordato «come si sia andati a processo solo in virtù della mobilitazione istituzionale e sociale contro la richiesta di archiviazione», e come quello della Acc sia «uno dei più gravi dissesti della storia industriale degli ultimi decenni». Lo stato di insolvenza della spa era stato dichiarato nel giugno 2013.

le obiezioni

Il collegio difensivo, in una memoria di una cinquantina di pagine, ha ribattuto che il presunto conflitto di interessi teorizzato dall’accusa (con delibere del cda la società Alix Partners di cui era manager Ramella ha ricevuto incarichi di consulenza) non c’è stato. La difesa ha ricordato che sono stati i soci della società controllante e della controllata, in assemblea, a incaricare Ramella, il quale aveva fatto presente l’eventuale incompatibilità, di conferire i mandati ad Alix partners e a designare i consiglieri d’amministrazione da loro indicati. Circa l’accusa di una sovrastima del marchio Acc in 27 milioni di euro nell’ambito di un conferimento di ramo d’azienda per far apparire più rosei i bilanci, la difesa ha obiettato che la suggestione, in base alla quale era stato sostenuto che la valutazione del marchio non avrebbe tenuto conto dell’andamento della gestione dell’ultimo trimestre 2011, è stata sfatata dalla perizia, che era stata condotta «sulla base di dati certi e con riferimento alla data di settembre di quell’anno».

Castro ha, quindi, precisato di «ritenersi moralmente e giuridicamente obbligato in questo contesto ad appellare la sentenza di Pordenone in ogni forma e sede utile e continuare a chiedere che sia accertata la responsabilità degli autori di quello stesso dissesto, che ha desertificato uno dei patrimoni tecnici e occupazionali più significativi del Nordest. Sono fiducioso», ha concluso, «che i prossimi gradi di giudizio rendano finalmente giustizia a una comunità profondamente ferita». «Come non abbiamo avuto difficoltà», replica l’avvocato Malattia, «ad affrontare il processo sulla base degli atti raccolti nel corso delle indagini, optando per il giudizio abbreviato, non temiamo l’appello che le parti civili preannunciano di proporre».

Intanto a Milano prosegue l’azione civile nei confronti degli altri consiglieri e sindaci.—



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