Assolto il titolare dell’Autoparco

FELTRE. È stato assolto in Appello S.G., legale rappresentante dell’Autoparco di Feltre, condannato a tre mesi per falso nel giudizio di primo grado. Si tratta della seconda assoluzione nel giro di pochi mesi per l’impresa coinvolta nella maxi indagine che sei anni fa si concentrò sulle officine di revisione di autoveicoli, generando diversi procedimenti penali dei quali il processo Bee è stato il più “famoso”. Proprio in quel processo, concluso in primo grado a gennaio, erano imputati tre dipendenti dell’Autoparco, tutti assolti, ma in questi anni la loro attività lavorativa è stata azzoppata, perché essendo sotto processo non potevano fare le revisioni, cioè quello per cui erano pagati.
Ieri è arrivata l’assoluzione anche per il titolare della ditta (assistito come i suoi dipendenti dall’avvocato Davide Fent). L’uomo era accusato di falso, per aver compilato un’autocertificazione con dichiarazioni non corrispondenti al vero. La legge che disciplina l’attività delle officine di revisione automezzi impone autorizzazioni, ma soprattutto requisiti importanti. Le ditte, cioè, devono possedere i macchinari necessari ed essere in grado di svolgere le attività di meccanico, carrozziere, elettrauto e gommista, tutto in uno.
Gli investigatori (l’indagine fu condotta dalla Polizia stradale di Feltre) scoprirono che l’Autoparco non aveva tutti i requisiti richiesti e la procura della Repubblica di Belluno mandò a giudizio il titolare per quell’autocertificazione dove, secondo l’accusa, l’uomo affermava di essere in possesso di quanto imposto dalla legge. Il giudice di primo grado, dichiarò colpevole l’uomo e condannò il legale rappresentante di Autoparco a una pena di 3 mesi, ma dopo la pubblicazione delle motivazione l’avvocato Fent ha deciso di presentare ricorso in Appello.
Nelle tre pagine dell’autocertificazione, infatti, non si parlava mai della presenza dei macchinari e dei requisiti per lo svolgimento delle quattro attività. Il prestampato compilato dall’imprenditore citava diverse cose, ma non si soffermava mai sulla sussistenza degli elementi necessari a descrivere Autoparco come impresa capace di essere contemporaneamente carrozzeria, meccanico, gommista ed elettrauto.
L’interpretazione fatta a Belluno dell’autocertificazione sottoscritta da S.G. era, cioè, distorta, perché l’imputato non aveva dichiarato il falso.
La Corte d’Appello di Venezia ieri ha accolto il ricorso della difesa e le sue motivazioni, riconoscendo che il titolare di Autoparco in quel documento non aveva fatto dichiarazioni false o comunque non corrispondenti alla realtà della propria azienda.
L’uomo è stato quindi assolto perché il fatto non sussiste e per l’azienda si chiude un lungo periodo di processi piuttosto travagliato.
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