Assolta nove anni dopo la morte dell’ingegnere

PIEVE DI CADORE. Assoluzione nove anni dopo l’incidente. La Corte d’Appello di Venezia ha assolto Simona Vignali dall’accusa di omicidio colposo, perché il fatto non costituisce reato. Nel sinistro stradale del 5 giugno 2009, sul ponte Cadore, aveva perso la vita l’ingegnere calaltino Bruno Del Monego. In primo grado, la trevigiana di Monfumo era stata condannata dal giudice bellunese Coniglio a un anno di reclusione e l’assicurazione dell’automobilista aveva pagato una provvisionale immediatamente esecutiva di 100 mila euro per ciascuno dei due genitori della vittima.
La requisitoria del procuratore generale e l’arringa del difensore Massimiliano Paniz hanno portato a una sentenza di assoluzione piena, questo significa anche che i soldi andranno restituiti. Sono passati sette anni dal pronunciamento del Tribunale di Belluno. L’incidente si verificò poco dopo le 16.30. Secondo la ricostruzione dell’epoca, Vignali stava scendendo da Tai di Cadore verso Perarolo, mentre Del Monego era diretto a Calalzo, dove viveva coi genitori, al rientro da Padova. La Peugeot dell’imputata stava seguendo un camion. Improvvisamente dal retro del mezzo pesante, si staccò la tabella che segnalava il pericolo di carichi sporgenti. Invece di frenare, la donna sterzò d’istinto a sinistra, ma allargò troppo la traiettoria e, invece di proseguire la sua corsa nella corsia di sorpasso a disposizione di chi procede in direzione sud, invase quella del senso di marcia opposto, proprio nel momento in cui sopraggiungeva Del Monego, sulla sua Opel. Il conducente del camion, dal quale si staccò il cartello, dal canto suo, proseguì la sua corsa, in apparenza senza essersi accorto di nulla. Il professionista cadorino morì sul colpo mentre Vignali fu estratta dall’abitacolo dai vigili del fuoco con alcune fratture e trasportata all’ospedale.
Nel processo terminato un paio di anni dopo, la condanna a un anno di reclusione per omicidio colposo, con 200 mila euro di provvisionale da pagare subito. Sentenza impugnata dalla difesa, dopo la lettura delle motivazioni e in Appello l’assoluzione, perché il fatto non costituisce reato e la restituzione del denaro.
Gigi Sosso
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