Arslan racconta le sue origini e il dramma del popolo armeno
SANTA GIUSTINA. Nella presentazione dei suoi libri Antonia Arslan, scrittrice di origine armena che dedica i suoi volumi alla storia di questo popolo, vittima di un genocidio dimenticato per decenni,...

SANTA GIUSTINA. Nella presentazione dei suoi libri Antonia Arslan, scrittrice di origine armena che dedica i suoi volumi alla storia di questo popolo, vittima di un genocidio dimenticato per decenni, non si sottrae mai all’analisi della realtà attuale, di come l’evoluzione politica influenzerà la storia di popoli per loro tradizione minoritari, come il suo.
«Questo libro, in realtà, doveva essere un omaggio alla forza delle donne non solo armene, ma anche di altri popoli minoritari come i siriani, vittime dello stesso genocidio del 1915 in Turchia ma anche gli Ieziti, presi di mira negli ultimi anni dall’Isis nella zona di Mosul», ha spiegato, «poi in un viaggio negli Stati Uniti ho ritrovato un altro ramo della mia famiglia, che ha conservato tanti documenti, foto, libri oggi introvabili, e le mie origini hanno preso il sopravvento».
È nato così “Lettera a una ragazza turca”, libro che racconta la storia di tre donne armene coraggiose, dedicato a quelle che oggi si possono ritenere le prime vittime della deriva autoritaria del governo turco. «In Turchia oggi le ragazze sono quelle che stanno perdendo lentamente la loro libertà, a partire dall’obbligo di usare il velo ma con tanti altri piccoli divieti che non esistevano fino a un paio d’anni fa», ha spiegato.
Se anche grazie al rapido successo del primo libro della Arslan del 2004, “La masseria delle allodole”, il mondo sta scoprendo questa pagina di storia, in Turchia non c’è modo di conoscerla: «Nelle scuole turche esiste un unico libro di storia, che viene fornito dal Governo, e se gli insegnanti provano a dare informazioni diverse ai ragazzi perdono il posto», ha raccontato ancora la scrittrice, «anche nelle scuole private l’unica materia controllata è la storia, che viene obbligatoriamente insegnata da un docente approvato dallo Stato, anche se poi magari nelle altre materie si cerca di integrare. Va un po’ meglio nelle università, che sono in maggioranza private e quindi meno soggette al controllo politico. Fino a 18 mesi fa circolava qualche libro dedicato al genocidio, ma oggi non è più così facile, e anche il figlio di uno dei leader dello sterminio, che condannava l’attività del padre, è stato incarcerato».
Ecco perché si guarda con un po’ di diffidenza all’avvicinamento tra Russia, che anche dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica è rimasta protettrice del piccolo stato Armeno, e la Turchia, sperando che i segnali di continuità della difesa di questo periodo durino anche in futuro.
Anna Apollonia
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