Arina, l'acqua arriva dal Trentino

Stanziati i fondi per la rete idrica da Castel Tesino
Una veduta di Arina La frazione lamonese risolverà finalmente i suoi problemi idrici
Una veduta di Arina La frazione lamonese risolverà finalmente i suoi problemi idrici
 LAMON.
Tempo cinque anni e la situazione di carenza idrica che riguarda la frazione di Arina sarà risolta. Parola di Adep (agenzia per la depurazione della provincia autonoma di Trento) che impegna oltre tre milioni di euro di finanziamento pubblico per l'acquedotto interregionale trentino-veneto.
 La concessione del finanziamento per l'acquedotto interregionale fra Trentino e Veneto è stata accordata ieri dalla giunta della provincia autonoma al comune di Castello Tesino, capofila di questo progetto.  L'opera che sarà appaltata dall'Adep nei prossimi due anni e realizzata entro cinque, costa tre milioni 260 mila euro di cui tre milioni 179 mila euro finanziati dalla provincia autonoma di Trento, mentre la parte restante di 81 mila euro sarà equamente distribuita fra il comune di Lamon e quello di Castello Tesino.  L'intervento consiste nella realizzazione di una nuova dorsale di alimentazione della rete acquedottistica nel comune trentino, destinata ad alimentare i serbatoi di accumulo al servizio dell'abitato, evitando il passaggio all'interno del centro storico. La dorsale consentirà inoltre l'alimentazione a gravità dei serbatoi per le località Celado, Roa e per la frazione di Arina. Le utenze che beneficeranno di questa importante opera di infrastrutturazione primaria sono i residenti di Castello e delle relative frazioni, per un totale di 1830 persone, nonché i trecento abitanti di Arina che si devono confrontare con il problema della carenza di acqua potabile.  Dal punto di vista tecnico, lo sfruttamento della risorsa idrica si renderà possibile grazie alla costruzione di due piccoli serbatoi disposti lungo la dorsale principale che attraversa il territorio trentino, e di altri quattro nel territorio bellunese. La capacità di ogni serbatoio è di circa venti metri cubi. Le tubazioni di collegamento, realizzate in ghisa sferoidale per garantire i massimi criteri di sicurezza per la salvaguardia dell'acqua potabile, hanno uno sviluppo complessivo di circa 7200 metri in territorio trentino e di 4500 metri in quello bellunese.

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