Aperto il museo di Termine dedicato alla comunità locale
OSPITALE DI CADORE. Ospitale inaugura il museo dedicato alla sua comunità.
Nella frazione di Termine di Cadore è stato aperto un museo, il primo in provincia con il metodo della “mappa di comunità” che ha coinvolto attivamente tutta la cittadinanza, che sarà parte di un complesso con integrato anche un ostello.
Il progetto ha avuto un costo complessivo di circa 700mila euro a costo zero per il Comune perché i finanziamenti sono stati trovati con il fondo Letta con un contributo aggiuntivo anche del Gal 1.
Nei prossimi mesi poi la nuova amministrazione dovrà aprire il vicino ostello che avrà 15 posti letto con cucina. Tutto questo non appena completate le procedure burocratiche di gestione e l’inserimento degli ultimi arredi.
«Un ringraziamento a tutti i volontari che hanno dato una mano all’allestimento», ha detto il sindaco uscente Livio Sacchet. «Tutto nasce diversi anni fa grazie alla donazione di alcuni privati di questo immobile, pensato come impulso per il paese di Termine inserendolo nella via dei Papi, nei percorsi della ciclabile e nei sentieri naturalistici. La gente del posto deve ora crederci per rilanciare il borgo per sfruttare il grande potenziale turistico».
Il museo è diviso in tre sezioni su due piani: la prima dedicata al territorio di oggi attraverso la percezione interna ed esterna delle sue frazioni. Poi c’è il tema dell’ospitalità (“Ospitium”, da cui il nome del Comune) con la ricostruzione di una vecchia osteria con il larin.
Infine il tema dei trasporti che richiama la località di passaggio con anche un gioco interattivo. Poi la riproduzione fotografica della bifora, uno dei siti storici più importanti del paese e infine l’accesso all’ostello.
«È il primo esempio in provincia del coinvolgendo di tutta la popolazione con le mappe di comunità», ha aggiunto il vicesindaco Fausto Giacomazzi, «non volevamo infatti fare la consueta esposizione etnografica con collezione pura e semplice di reperti ma dare un’emozione vissuta del territorio. Per questo negli anni scorsi è stata interpellata la popolazione grazie alle due esperte Jolanda Da Deppo del Gal 1 e l’antropologa Elisa Bellato che hanno curato anche altre realtà museali». —
Enrico De Col
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