«Anche noi eravamo migranti»

Monsignor Marchetto è stato ospite pochi giorni fa al centro Papa Luciani di Col Cumano
Monsignor Marchetto è stato ospite pochi giorni fa al centro Papa Luciani di Col Cumano
 SANTA GIUSTINA.
Monsignor Agostino Marchetto, già segretario del Pontificio consiglio per i migranti, ospite al Papa Luciani, ha offerto ai presenti una panoramica delle tante facce dei migranti, termine che accomuna chi si sposta in cerca di lavoro, per stabilirsi in un nuovo paese o con l'intento di tornare in patria, agli studenti esteri, ai circensi, agli zingari ma anche a tutti i lavoratori del mare. «E' difficile pensare una sola pastorale per i migranti», ha spiegato, «perché i fenomeni sono diversi, ma si ripetono nella storia». Purtroppo anche in Italia oggi manca la memoria storica, e l'atteggiamento verso gli immigrati è lo stesso che c'era all'estero verso di noi. «In Germania», ha raccontato, «qualsiasi cosa succedesse era sempre colpa degli italiani, noi stiamo facendo lo stesso con gli immigrati oggi». Atteggiamento comune un po' a tutta Europa e anche al nord America, mentre in America Latina si superano i confini riscoprendo le radici latine comuni a tutti i popoli. «A proposito degli immigrati oggi si parla di integrazione, ma occorre fare attenzione che non diventi assimilazione, integrarsi vuol dire essere coinvolti nella società in cui si vive mantenendo la propria identità di popolo», ha aggiunto Marchetto. «Non sempre questo è possibile, ma l'alternativa deve essere la convivenza di popoli diversi». E' importante, quindi, anche il concetto di identità, e «proprio la presenza di stranieri aiuta a riscoprire la propria identità nazionale, fenomeno che non è negativo se è frutto di un atteggiamento aperto». «Credo che sia positivo l'intento di aiutare questi popoli a casa loro, perché non debbano emigrare», ha concluso, «ma c'è il rischio che questo diventi un alibi per non fare niente». (a.a.)

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