Ambulanze vecchie e «scassate»
Da mesi s'attende un mezzo nuovo dalla Regione

Ambulanze all’ospedale di Belluno
BELLUNO.
Diventa impellente risolvere il problema della sanità anche sul fronte dei mezzi in dotazione ai servizi di urgenza-emergenza. Come quelli in uso al Suem 118 di Pieve di Cadore. Tre sono le ambulanze in dotazione, di cui una, la più giovane (con soli 4 anni alle spalle) pare avere problemi, più delle altre, visto che è sempre dentro e fuori dall'officina. Un'altra ambulanza, nuova di zecca, è stata promessa dalla Regione ancora sei mesi fa, ma ancora non si è vista. Gli altri due mezzi, invece, hanno oltre dieci anni l'uno. Mezzi non certo affidabili, quindi, per chi deve muoversi in sicurezza su e giù per la provincia montana e garantire la sicurezza ai pazienti trasportati che sono già in condizione di debolezza. Ma il timore è che questa situazione di precarietà possa aggravarsi con l'introduzione della telerefertazione delle indagini radiologiche, il sistema telematico partito martedì scorso all'ospedale di Pieve di Cadore, non senza polemiche e barricate da parte dei sindaci dell'area cadorina. Secondo gli operatori, infatti, c'è il rischio che l'ambulanza debba trasportare ugualmente da Pieve a Belluno il paziente, anche dopo aver ottenuto il telereferto. Questo su espressa richiesta del medico radiologo che, per una diagnosi più precisa, può chiedere di vedere il paziente. Il quadro che si prospetta, quindi, è quello di un viavai di ambulanze di notte tra il Cadore a Belluno. Una situazione che potrebbe creare non pochi problemi nel caso in cui dovesse nascere un'emergenza. Ad oggi, infatti, sono otto gli autisti in forza al Suem e operano due al turno del mattino e due al pomeriggio; di notte ce n'è uno fisso (da segnalare che per ogni turno ce n'è sempre uno reperibile). Nel caso in cui di notte uno sia fuori per portare il paziente a Belluno dal radiologo e succedano due emergenze, il personale preposto alla guida dei mezzi non sarà sufficiente per rispondere alle chiamate. (p.d.a.)
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