Allarme della Cgil: infortuni sul lavoro bollettino di guerra bellunese, servono più controlli

L’intervento della neo segretaria generale Denise Casanova e dei responsabili delle categorie. «Incidenti in viaggio in crescita: manca la conciliazione vita-lavoro»

Denise Casanova, segretaria generale della Cgil Belluno
Denise Casanova, segretaria generale della Cgil Belluno

Parlano di un vero e proprio bollettino di guerra i segretari di categoria della Cgil e la stessa segretaria generale Denise Casanova commentando i numeri degli incidenti sul lavoro del 2022.

«Il Veneto», dichiara Casanova, «risulta la seconda regione italiana, con il 10, 4% del totale dei decessi (compresi quelli in itinere). Nel 2022 sono morti nel nostro territorio regionale 113 lavoratori, 74 durante lo svolgimento del lavoro e 39 durante il percorso per raggiungerlo: in totale 8 in più rispetto al 2021». Casanova passa poi a riflettere sui dati provinciali. «La provincia di Belluno, con 9 infortuni mortali, quasi il doppio di quelli del 2021 (erano 5) è in zona rossa, che indica un’incidenza infortunistica superiore al 125% rispetto all’incidenza media nazionale. Non ci dovrebbe essere correlazione fra un positivo aumento degli occupati e un incremento degli infortuni ed è invece ciò che si evidenzia con i dati dello scorso anno. È chiaro che, con queste cifre, tutte le azioni messe in campo finora non sono sufficienti, dobbiamo fare di più».

Morti sul lavoro, il Bellunese primo in Veneto

Per la segretaria generale della Cgil, «il sistema produttivo italiano e veneto si dimostra essere ad alto fattore di rischio e le cose rischiano di peggiorare con la scelta del Governo di liberalizzare il sistema degli appalti e dei subappalti e di reintrodurre i voucher».

Un altro dato che colpisce la Cgil, a livello regionale, è l’aumento significativo degli infortuni in itinere, spesso riconducibili anche al peggioramento del rapporto tra i tempi di vita e di tempi di lavoro, soprattutto in un’ottica di genere. A Belluno è poi preoccupante il rapporto tra infortuni mortali e occupati, che è doppio rispetto alla media regionale e nazionale».

La Camera del lavoro auspica quindi un aumento della prevenzione soprattutto nei settori soggetti a frammentazione del lavoro, promuovendo una cultura della sicurezza meno burocratica e più vicina a tutti i lavoratori, dipendenti o autonomi che siano».

«Vanno aumentati i controlli», aggiunge Stefano Bona della Fiom Cgil, «e potenziati gli ispettori che nel bellunese sono insufficienti. Serve la formazione continua sia per i lavoratori che per gli Rls (i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza), che devono assumere maggiore consapevolezza del loro ruolo, dare maggiore forza ai temi della salute e sicurezza nella contrattazione aziendale».

Secondo Sebastiano Grosselle (Flai Cgil), che segue i lavoratori dell’agroindustria «il settore agricolo e forestale è tra i più esposti al rischio infortuni ed è organizzato in luoghi di lavoro spesso difficilmente individuabili, se non del tutto nascosti, come nel caso dei lavori boschivi. Per questo come sindacato abbiamo chiesto l’attivazione in Prfettura di un tavolo provinciale per la sicurezza dei lavoratori per attivare tutte le risorse disponibili per la vigilanza e il controllo preventivo, anche in sinergia tra i diversi enti ispettivi, le istituzioni del territorio e le parti sociali».

«L’Italia», sottolinea Giampiero Marra (Filctem Cgil), «possiede una delle normative più avanzate a livello europeo, il Dlgs 81/2008, ma questo non determina nessun miglioramento, visti i catastrofici dati forniti dall’Inail non solo sui decessi, ma anche sugli infortuni e sulle malattie professionali. La situazione peggiora proporzionalmente alla diminuzione della dimensione di impresa, ai bassi investimenti su salute e sicurezza, alla ridotta capacità organizzativa, alla irregolarità, alla precarietà che rende i lavoratori sempre più ricattabili».

Ilaria Sperandio (Fillea Cgil) ricorda i due cavalli di battaglia su cui la categoria insiste da tempo: «l’introduzione della patente a punti, strumento volto a qualificare le imprese virtuose sul piano della sicurezza, e l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro, da applicare nei casi in cui il lavoratore muoia a causa di violazioni di legge e delle regole di sicurezza».

Conclude l’analisi della Camera del lavoro di Belluno Andrea Fiocco, della Funzione pubblica: «I tecnici della prevenzione in provincia in carico allo Spisal sono otto, e quindi poco sotto le indicazioni che la normativa in materia prevede. In realtà, la morfologia del territorio e la rete viaria rendono complesso il loro intervento per questo servirebbero più ispettori. Oggi quelli dell’Ulss 1 devono essere aiutati dagli ispettori dell’Igiene pubblica per coprire h24 tutto il territorio».

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