Ale & Franz, panchina ma non solo

 Venerdì al Comunale lo spettacolo del duo comico per "Pensieri e parole"

BELLUNO. «Ieri mi sono appoggiato a un muro per accendere una sigaretta, quando ho cominciato a sentire una voce che diceva: "Chi sei, chi sei?”». «Era la tua coscienza Gin?». «No, mi ero appoggiato su un citofono».

Ironici, divertenti, sagaci e da anni tra gli artisti più apprezzati del panorama della comicità italiana, Ale e Franz chiuderanno (venerdì alle 21 al Teatro comunale) la stagione 2012/2013 della rassegna «Parole e pensieri», organizzata da Scoppio spettacoli.

C'è ancora qualche biglietto: i prezzi sono di 35 euro (più 5 di diritti) in platea e prima galleria centrale, 30 euro (più 4,50) in prima galleria laterale e di 20 euro (più 3) in loggione non numerato. Scoppio Spettacoli mette in palio otto biglietti omaggio, che saranno aggiudicati a chi risponderà correttamente alla domanda “Quali sono i veri nomi e cognomi di Ale e Franz?”. Basterà inviare la risposta via mail entro le 12 di oggi a info@scoppiospettacoli.it. Fra tutte le mail ne verranno estratte quattro, e i fortunati si aggiudicheranno due biglietti ciascuno.

Ale e Franz tornano in teatro con un tour innovativo, “Recital”, che consentirà ai due comici di testare sul palco pezzi nuovi. «Lo spettacolo sarà un incontro con il pubblico», racconta Franz presentando lo show. «Faremo molti pezzi nuovi, chiedendo al pubblico un riscontro per capire se funzionano».

Ci dà qualche anticipazione? «Non voglio togliere la sorpresa, ma posso dire che non mancherà la panchina e forse faremo qualche pezzo “Noir” (gli sketch che hanno per protagonisti i gangster Gin e Fiz, ndr). Recital, però, sarà soprattutto un'occasione per verificare sul palco alcune scene che stiamo provando da tempo. Non ci sarà un filo conduttore, saranno pezzi sganciati che speriamo facciano divertire il pubblico».

Quali saranno le tematiche che faranno da canovaccio alle vostre interazioni?

«Noi privilegiamo le persone, i loro incontri, ci piace raccontare frammenti di vita decontestualizzandoli. Ci interessa e affascina l'incontro-scontro fra caratteri, tendiamo ad evitare l'attualità e le problematiche legate alla quotidianità».

Una quotidianità che vede tante persone in grave difficoltà economica. Eppure i teatri sono pieni quando i comici salgono sui palchi. Segno che in Italia c'è bisogno di leggerezza?

«Penso che in Italia ci sia tanto bisogno di ridere, che ci sia voglia di evasione, di non pensare a quello che ci circonda, ai problemi. Per noi questa è una bella responsabilità, perché se la gente sceglie i nostri spettacoli e pochi altri significa che si aspetta molto da noi».

Stupisce, in voi, la grande affinità che riuscite a mostrare sul palco. Sembra che non abbiate un testo imparato a memoria in mente.

«Sarà evidente soprattutto in questo spettacolo. Avremo un canovaccio di storie e battute, ma improvviseremo parecchio, facendo nascere interazioni nuove. Se funzioneranno lo scopriremo direttamente in scena». Come si diventa comici affermati? «Lavorando tanto, e scrivendo. Questo mi sento di dire, a chi pensa di fare il comico: bisogna scrivere, non accontentarsi mai di quello che si è prodotto, cercare la propria strada inventandosi qualcosa che funzioni. E lo si scopre sperimentando, andando nei locali a provare, mettendosi alla prova. La grande occasione può arrivare, ma bisogna avere alle spalle un percorso già ben definito».

Il vostro è costellato di innumerevoli personaggi. Quali sono quelli che vi piace di più interpretare?

«Ci diverte un po' tutto, ma siamo molto legati alla panchina. Le siamo proprio grati. Quella è stata l'idea giusta al momento giusto, ci ha dato una grossa mano per la nostra carriera».

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