Ados Belluno è al lavoro per riaprire l’ambulatorio del linfodrenaggio
BELLUNO
Fra i tanti appuntamenti entrati nel calendario dell’Ados (Associazione Donne operate al seno) di Belluno, uno dei più sentiti era quello che, poco prima di Natale, vedeva la sala riunioni dell’ospedale “San Martino” accogliere la presidente, il direttivo, le volontarie, le socie del sodalizio, le donne operate al seno e lo staff medico di Oncologia e Radiologia. Insomma, tutte le persone che affrontano quotidianamente il problema del carcinoma mammario.
Purtroppo, come tanti altri eventi, anche questo momento che, andando al di là dei freddi numeri del consuntivo e del preventivo, diventava un momento di amicizia e di affettuosa condivisione, è stato cancellato a causa del difficile periodo che stiamo vivendo.«Dobbiamo rinviare a tempi migliori il consueto incontro natalizio», scrive la presidente Carla Pra Baldi alle volontarie e alle pazienti che da tempo usufruiscono dell’assistenza e delle cure di Ados, «ma vi ho tutte nel cuore e spero con forza di poterci ritrovare nel 2021».
Per tutte una sola speranza: riaprire l’ambulatorio di linfodrenaggio, interrotto lo scorso febbraio. «A fine estate», dicono dal sodalizio, «ci eravamo organizzate per riprendere l’attività, acquistando il materiale necessario per la sicurezza e stendendo una sorta di decalogo con le linee guida adottare per evitare qualsiasi occasione di contagio. Tutto inutile, ogni bel proposito è stato accantonato a causa della seconda ondata della pandemia.
Ricapitolando l’attività 2020, da segnalare che il Comitato “Prevenzione Salute Donna”, di cui Ados fa parte assieme ad altre sette associazioni, non ha potuto organizzare la “Pedonata in rosa”, tuttavia ha promosso ugualmente la distribuzione delle tradizionali magliette prima e dopo l’otto marzo, cui si sono aggiunte delle originali mascherine protettive, filtranti e batteriostatiche, che sono andate a ruba. «Con una parte dei fondi», dice Pra Baldi, «abbiamo acquistato un ecografo destinato alla Rianimazione. Vorremmo investire il rimanente in un dispositivo utile all’Oncologia, per questo aspettiamo il suggerimento del direttore dell’Usl 1 e dei medici che hanno la competenza su ciò che è più utile acquistare».
Intanto, da un anno circa, un altro importante dispositivo è entrato a far parte del patrimonio dell’ospedale di Belluno: grazie al comitato “Prevenzione Belluno Donna”, la ditta “Ims– Giotto” ha donato al San Martino, individuato come sito di riferimento per lo sviluppo delle nuove tecnologie per il tumore mammario, uno strumento denominato “Contrast enhancement spectral mammography”. Si tratta di un sistema in dotazione a pochissimi centri del Veneto: attraverso una mammografia, grazie all’iniezione endovenosa di mezzo di contrasto iodato, consente di dimostrare la maggiore vascolarizzazione tumorale, rispetto al circostante tessuto mammario sano.
«Un dispositivo utile», dice la dottoressa Bianca Maria Masinielli, responsabile della Radiologia all’ospedale San Martino, «per tutte le donne con un tumore della mammella accertato, che non possono eseguire la risonanza magnetica». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi